> > Coronavirus, il paziente zero potrebbe essere un soldato americano

Coronavirus, il paziente zero potrebbe essere un soldato americano

Coronavirus, il paziente zero potrebbe essere un soldato americano

Da Pechino, il Ministero degli Esteri chiede trasparenza agli USA: sospettano che il paziente zero del Coronavirus sia un soldato statunitense.

Zhao Lijian, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, sospetta che il paziente zero del Coronavirus sia un soldato americano. Lo ha scritto sul suo account Twitter: “Ci vuole trasparenza, rendete pubblici i vostri dati. Gli Usa ci devono una spiegazione, non sappiamo quante persone sono infette, né quali siano gli ospedali che le ospitano o chi sia il primo caso di contagio!”. Mentre i casi negli Stati Uniti e nel mondo aumentano, la Cina guarisce e si pone degli interrogativi.

Il paziente zero viene dagli Usa?

La teoria di Lijian si baserebbe sull’arrivo di centinaia di soldati atleti americani a Wuhan, in occasione dei “Military World Games” svolti nell’ottobre 2019. Durante una conferenza tenutasi presso la Camera dei Rappresentanti Usa con Robert Redfield, direttore dei Centri per la Prevenzione e Controllo Malattie, sembra che questi abbia affermato che alcuni suoi connazionali, apparentemente morti per l’influenza, fossero risultati positivi al Coronavirus.

Non sono state fornite ulteriori indicazioni, soprattutto sul quando questi casi siano stati scoperti. Secondo Zhao Lijian, questa mancanza di trasparenza degli Usa potrebbe essere un modo per nascondere la verità.

La Cina divisa sul primo caso di Coronavirus

Anche Hua Chunying, capo del dipartimento per l’Informazione del Ministero degli Esteri cinese, si è detto concorde con la teoria di Lijian. Sul suo account Twitter si legge: “È assolutamente sbagliato e inappropriato parlare di Coronavirus cinese“.

Di opinione diversa invece un altro diplomatico di Pechino, Geng Shuang, che ha dichiarato esserci diverse opinioni su chi sia davvero il paziente zero dell’epidemia: “Il mondo dovrebbe essere unito nella battaglia al posto di scambiarsi accuse”, scrive.