Svolta storica per l’Arabia Saudita: il 24 aprile 2020 è stata abolita la fustigazione come pena per i condannati. Chi commette un reato da oggi in poi non subirà più la terribile punizione, finora prevista dalla legge del Paese per omicidio, relazioni extra coniugali, reati di opinione.
Abolita la fustigazione in Arabia Saudita
La Commissione saudita per i diritti umani ha inoltre cancellato la pena di morte per i condannati minorenni, ma non è dato sapere se ciò includerà gli attuali carcerati nell’omonimo braccio, che al momento sono 13 ragazzini.
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La Corte Suprema ha inoltre specificato che l’abolizione della fustigazione non è che l’ultimo di una serie di progressi nel campo dei diritti umani per mano del re e del potente figlio, il principe Mohammed bin Salman. Quando un condannato riceveva tale punizione, gli si infliggevano centinaia di frustate davanti ad una “platea” di spettatori.
I due casi più eclatanti
Fra i casi che hanno fatto più notizia, quello del blogger Raif Badwi, contro il regime, che nel 2014 fini in prigione con una pena di 10 anni e mille scudisciate.
L’Arabia Saudita, secondo un rapporto di Amnesty International, è tra i Paesi più violenti a livello di pene sui condannati. Nel marzo 2013 Abdullah al-Hamid, membro di un’associazione per i diritti umani, ricevette una condanna a 11 anni di carcere perché auspicava ad una monarchia costituzionale nel Paese. L’attivista e professore, per il Governo, era infedele al sovrano e invitava al disordine pubblico. Morto il 16 aprile 2020 fra le mura della prigione, per colpa di negligenza medica e mancanza di cure adeguate al suo stato di salute.