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Un anno di smart working alle Barbados: la proposta del primo ministro

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Per sopperire alle perdite nel settore turistico, il ministro delle Barbados propone un anno di smart working nel paese per turisti.

Buone notizie per tutti i lavoratori costretti ad abbandonare il proprio ufficio e a svolgere le proprie funzioni solo da remoto. Il primo ministro delle Barbados Bajan Mia Mottley ha avanzato una proposta innovativa: permettere un soggiorno nel Paese dalla validità di un anno per i turisti costretti a lavorare in smart working. L’isola caraibica riaprirà i confini il 12 luglio e vuole rilanciare il turismo dopo il lungo lockdown.

Smart working alle Barbados per un anno?

Siete costretti a lavorare in modalità smart working? Bene, perché non farlo per un anno, ma alle Barbados? Questa è l’idea audace proposta dal Primo Ministro del paese caraibico Bajan Mia Mottley, in risposta all’impatto che ha avuto il covid in questi mesi sul settore turistico.

Le isole Barbados riapriranno i confini ai turisti dal 12 luglio e per cercare di recuperare in fretta il tempo perso, il governo medita davvero di consentire il soggiorno annuale a chi lavora da remoto.

Lavoratori e turisti

Il turismo rappresenta il 40% del Pil delle Barbados, e il 30% circa viene impiegata come manovalanza nel settore. Ora più che mai queste isole splendide hanno bisogni di ritrovare gli equilibri persi durante il lockdown.

“Non devi essere costretto a lavorare in Europa, negli Usa o in America Latina, se puoi invece venire da noi e lavorare da qui”, dichiara con convinzione Mottley al quotidiano britannico Indipendent. Il primo Ministro inoltre parla di un “timbro di benvenuto” come garanzia per i visitatori che vorranno approfittare del soggiorno.

Il piacere dello smart working

Durante il lockdown lo smartworking ha permesso a molte realtà di sopravvivere alla crisi economica e molti si sono ricreduti sulla modalità di lavoro da casa. Uno studio condotto da Yougov ha riscontrato una maggior richiesta di flessibilità da parte dei lavoratori che hanno potuto dedicare più tempo per le famiglie durante la quarantena.