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Foggia, bimba con sindrome di down esclusa da saggio di danza

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Bimba con sindrome di down esclusa dal saggio di danza: la denuncia di una mamma a Foggia.

Dopo sei anni di frequentazione nella scuola di danza, Maria Francesca non parteciperà al saggio finale. Perché? A causa della sua sindrome di down, che avrebbe condizionato la prova. È quanto denuncia a FoggiaToday la madre della 12enne.

Bimba con sindrome di down esclusa dal saggio di danza: parlano i genitori di Maria Francesca

“Ci hanno detto che era impacciata nei movimenti, non riusciva a seguire, ad andare a tempo e che avrebbe delle difficoltà motorie e relazionali” denunciano i coniugi Giuseppina e Michele, genitori di Maria Francesca residenti a Foggia ma originari di Rocchetta Sant’Antonio.

Spinti da un bruciante senso di ingiustizia, i genitori della 12enne hanno scritto anche al ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli. “Le cose non sono andare come ci aspettavamo. Nei primi anni, a causa della pandemia e della sua salute cagionevole, Maria Francesca è stata costretta a seguire le lezioni a singhiozzo“, hanno detto i genitori.

I due coniugi hanno poi proseguito: “L’anno scorso finalmente contavamo in una piena ripresa, ma al suo rientro abbiamo avuto la prima spiacevole sorpresa. È stata tolta dal gruppo delle sue amiche e inserita in quello delle ballerine molto più piccole di lei. La sua integrazione è stata difficile. Lei non l’ha presa bene”.

Considerata l’età inferiore delle altre bambine, tra l’altro estranee a Maria Francesca, per la 12enne non è stato facile socializzare: “Abbiamo ingoiato il rospo e lasciato che continuasse a frequentare i corsi, sperando che la situazione si stabilizzasse”.

I genitori: “Abbiamo scoperto della sua esclusione parlando con altri genitori

Una doccia fredda poi la scoperta che la loro bambina non sarebbe stata inclusa nel saggio finale: “L’abbiamo scoperto nel corso di una conversazione con altri genitori” hanno spiegato i due, costretti poi a ritirare dalla scuola la piccola, “Nostro malgrado, abbiamo inflitto un altro dolore alla nostra bambina”.

Mia figlia ora mi chiede se andremo a danza, lei sa e ha capito che ci sarà un saggio. Era affezionata comunque a quel posto. Io sono costretta a dirle che è chiusa”, è tanta l’amarezza in mamma Giuseppina, anche lei insegnante, presso il circolo didattico Leopardi.


Il dispiacere e il rammarico lascia spazio anche a una grande rabbia: “Qui non c’è una vera inclusione, non ci sono competenze, avere in famiglia una persona con disabilità vuol dire trovare spesso la porta chiusa. È molto faticoso. C’è tanta strada da fare. Voglio che queste cose non succedano più”.