> > Gomorra: "camorristi imitano personaggi", parola di gesuita

Gomorra: "camorristi imitano personaggi", parola di gesuita

Gomorra: "camorristi imitano personaggi", parola di gesuita

“Oggi in alcuni ambienti malavitosi sta succedendo il contrario: vengono imitati i personaggi della fiction Gomorra, anche nel modo di sparare”. “Oggi in alcuni ambienti malavitosi sta succedendo il contrario: vengono imitati i personaggi della fiction Gomorra, anche nel modo di sparare”. ...

“Oggi in alcuni ambienti malavitosi sta succedendo il contrario: vengono imitati i personaggi della fiction Gomorra, anche nel modo di sparare”.

“Oggi in alcuni ambienti malavitosi sta succedendo il contrario: vengono imitati i personaggi della fiction Gomorra, anche nel modo di sparare”. Lo ha detto padre Giuseppe Trotta, gesuita redattore di Argomenti sociali, in un’intervista a inBlu Radio, network delle radio cattoliche italiane, durante la trasmissione Ecclesia.
“Questo paradossalmente è terribile perché crea ulteriori danni. La realtà dovrebbe ispirare la fiction ma accade invece esattamente il contrario. La fiction ispira soprattutto i giovani: c’è un fenomeno di criminalità giovanile in cui quella rappresentazione viene imitata. Per alcune persone del quartiere è anche una forma di riscatto sociale. Ma molti invece non si rendono conto che quella rappresentazione criminalizza un po’ tutti e per chi non conosce l’ ambiente è facile dire a Scampia e Napoli sono tutti camorristi. Ho vissuto a Scampia – conclude Trotta – e la rappresentazione della fiction Gomorra non rende giustizia alla realtà del quartiere. Lo sappiamo perché lì c’è una comunità dei gesuiti che vive a contatto anche con i camorristi”.

Nonostante il nome, Gomorra, che ha assonanza con il termine camorra ma nome che richiama anche la città biblica distrutta da Dio, c’è una grande distanza tra la la narrazione biblica e la serie televisiva. “La prima conduce a una presa di coscienza, nella seconda, che gioca solo sul livello emotivo ed estetico, l’unico interlocutore è il criminale. Nella Bibbia Dio distrugge il male irredimibile ma lascia in vita un piccolo resto per edificare un mondo nuovo; nelle sceneggiature più recenti, invece, non c’è limite alla malvagità, l‘eroe è chi sopravvive affermandosi nella sua capacità di perpetuare i crimini e questo è funzionale alla prosecuzione della serie e di quel modo di rappresentare il mondo”.

Così, mentre le città bibliche fungono da termine di paragone per quelle reali, in cui si presume ci siano ancora dei giusti a tenerle in vita, nella fiction scompare il riferimento alla realtà, nonostante l’intenzione di restituirla in tutta la sua crudezza. «Si risolve nell’ipertrofia del livello estetico che fagocita quello etico: se l’episodio di Sodoma e Gomorra prospetta una forma sofisticata di giustizia che scaturisce dal dialogo fra Dio e l’uomo giusto, Abramo, la fiction contemporanea riduce la complessità del reale quando presenta la violenza come unica via di soluzione dei conflitti, resa accettabile agli occhi dello spettatore perché i malavitosi si uccidono fra loro. Così finisce per rafforzare l’idea che non ci sia niente da fare».