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Imprenditore tedesco passeggero del Titan due anni fa, il racconto: “Fu un’operazione kamikaze”

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L’avventurieri e uomo d’affari tedesco Arthur Loibl, passeggero del sottomarino Titan due anni fa, parla di un’esperienza “kamikaze”.

Una “operazione kamikaze”: così ha descritto l’immersione a bordo del sottomarino Titan per ammirare il relitto del Titanic un uomo d’affari tedesco in pensione che fu passeggero del sommergibile due anni fa nonché tra i primi clienti di Ocean Gate.

Arthur Loibl, passeggero del Titan due anni fa: “Fu un’operazione kamikaze”

Arthur Loibl, avventuriero e uomo d’affari tedesco in pensione di 61 anni, ha raccontato di essere stato uno dei primi appassionati che ha deciso di contattare la OceanGate per vedere il relitto del Titanic. Loibl ha spiegato di aver avuto l’idea di vedere i resti della leggendaria nave per la prima volta mentre stava facendo un viaggio al Polo Sud nel 2016. Poco dopo, ha preso parte alla stessa immersione del sommergibile disperso nell’oceano da domenica 18 giugno per tramutare in realtà il suo ambizioso desiderio.

All’epoca del viaggio al Polo Sud di Loibl, una compagnia russa offriva la possibilità di partecipare alle immersioni previo pagamento di mezzo milione di dollari. Appena un anno dopo, nel 2017, l’americana OceanGate annunciò la propria iniziativa.

Con l’entrata in scena della società statunitense, Loibl decise di cogliere al balzo l’opportunità che gli veniva offerta. Nel 2019, ha pagato 110.000 dollari per un’immersione che, tuttavia, è fallita nel momento in cui il primo sommergibile usato dalla compagnia non riuscì a superare il test.

Il racconto

A distanza di due anni, l’avventuriero e uomo d’affari tedesco è riuscito a portare a termine l’impresa insieme al CEO di OceanGate Stockton Rush, al subacqueo francese ed esperto del Titanic Paul-Henri Nargeolet e ad altri due uomini inglesi. Sia Rush che Nargeolet sono dati per morti nell’implosione del Titan, insieme al resto dell’equipaggio che si trovava a bordo del sottomarino recentemente scomparso.

“Immaginate un tubo lungo pochi metri con una lastra di metallo come pavimento”, ha raccontato Loibl, tornando con la mente all’esperienza vissuta. “Non si può stare in piedi, non ci si può inginocchiare. Tutti sono seduti vicini o uno sopra l’altro”.

Il 61enne ha anche spiegato che sia durante la discesa che durante la salita di due ore e mezza le luci sono spente per risparmiare energia. L’unica illuminazione a bordo era data da un bastoncino fluorescente. “Ero più ingenuo”, ha ammesso. “Guardando indietro, è stata una operazione kamikaze”.