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Influenza del cammello: cosa dicono i virologi italiani della Mers

Il parere dei virologi sulla Mers del cammello

I Mondiali e lo "sgradito regalo" della Mers, perché la cosiddetta influenza del cammello potrebbe essere meno pericolosa del covid anche se più aggressiva

Fa paura la cosiddetta influenza del cammello tornata in auge dopo i mondiali in Qatar, ecco cosa hanno detto ad AdnKronos i virologi italiani della Mers. Matteo Bassetti, Massimo Ciccozzi, Mauro Minelli e Fabrizio Pregliasco spiegano rischi e pericoli reali del virus “cugino” del Covid. La Mers-CoV o Sindrome respiratoria mediorientale ha dei margini di rischio che vanno analizzati. 

Cos’è la Mers, l’influenza del cammello

Ha detto Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova: “È un virus che conosciamo da dieci anni e non è mai riuscito realmente ad uscire dal Medio Oriente nonostante ci siano stati dei cluster in chi si recava in pellegrinaggio a La Mecca. Ha contagiosità molto bassa, quindi il rischio da chi rientra in Europa è difficile. Chi è del mestiere conosce la Sindrome respiratoria mediorientale da anni, è un problema vecchio che non credo tornerà fuori”. 

Bassetti e Ciccozzi “morbidi”

Gli ha fatto eco il  responsabile dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma Massimo Ciccozzi: “Dal 2021 al novembre 2022 ha causato 2.600 contagi, ha un tasso di letalità alto del 34-36%, ma si trasmette dal dromedario all’uomo e il 90% dei casi registrati quest’anno, meno di una decina, sono di questo tipo e non di trasmissione uomo-uomo che sono poco probabili e solo se si beve il latte crudo di cammello e non toccando l’animale”. 

Minelli e Pregliasco più cauti

E il parere di Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata? “Ritengo plausibile una minima soglia d’allarme rispetto a uno scenario di contagio dal cosiddetto ‘virus dei cammelli’, non trascurando di ricordare che la Mers è una sindrome respiratoria grave ma già conosciuta. Al netto di ogni deprecabile psicosi, bisogna dire che la Mers è la sorella cattiva della Covid con percentuali di rischio morte ben più elevate tuttavia, dalla letteratura scientifica disponibile, risulta essere molto meno contagiosa”. La chiosa è stata di Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene dell’università Statale di Milano: “La Mers è una patologia che conosciamo dal 2012, è un coronavirus che ha un’alta letalità e che non si riesce a controllare da allora nelle regioni del Medio Oriente. È sostanzialmente come Covid/Sars-CoV-2. E, in considerazione dell’alto numero di spostamenti in occasione dei Mondiali di calcio, la presenza di un possibile rischio correlato alla diffusione di questo virus va vista come esigenza di sorveglianza“.