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Unabomber: la storia del killer che terrorizzò l'America

Unabomber

Unabomber, il killer geniale e folle che ha sconvolto gli Stati Uniti. L'incubo di università e aerei che decise di sovvertire l'ordine con le bombe.

Unabomber, il killer geniale e folle che ha sconvolto gli Stati Uniti. Definito più volte una mente brillante e fuori dal comune, dotato di un quoziente intellettivo superiore alla norma, Theodore Kaczynsky si è trasformato in un incubo destinato a rimanere impresso nella mente dei cittadini americani e del mondo. Ecco la storia dell’uomo che decise di sovvertire l’ordine con le bombe.

Unabomber, le origini

Theodore Kaczynsky nasce a Chicago il 22 maggio del 1942, da genitori di origine polacca. Il piccolo Ted manifesta da subito un carattere timido e riservato, che peggiora dopo un ricovero in ospedale. Il bambino rimane in ospedale per due settimane a seguito di una reazione allergica e vive l’assenza dei genitori come un abbandono: l’esperienza lo cambia profondamente. Non appena iniziano le scuole, un altro lato del futuro terrorista emerge: il ragazzo è dotato di un’intelligenza sopra la media, con un QI tra 160 e 170.

Una mente brillante

Theodore salta diverse classi, fino a diventare il più giovane laureato ad Harvard. Dopo il college, la sua istruzione prosegue nell’università del Michigan, dove il brillante studente diventa un ricercatore matematico. Nel 1967 vince una borsa di studio e si trasferisce all’università di Berkley, in California, dove diventa docente. Il suo carattere si rivela tuttavia troppo problematico per relazionarsi con gli alunni, tanto che Kaczynsky decide di rassegnare le dimissioni dopo soli due anni.

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Le bombe

In seguito al suo licenziamento, inizia per Theodore un periodo difficile, in cui lavora saltuariamente ed è costretto a vivere in una baracca. E’ qui che il killer comincia a covare la rabbia e il rancore che lo trasformeranno nell’attentatore bombarolo noto a tutti.

Il primo pacco bomba è del maggio 1978: è il poliziotto Terry Maker ad aprirlo, restando lievemente ferito alla mano sinistra. La bomba aveva come mittente l’indirizzo del professor Buckley Christ della Northwestern University di Chicago. L’università è il luogo prescelto anche per la seconda bomba, piazzata in una delle aule dell’ateneo, dentro una scatola di sigari. Fortunatamente l’ordigno non provoca ferite a John Harris, il malcapitato laureando che incappa nella busta. L’attentatore prosegue la sua opera nel 1979, con bombe su due aerei.

Le forze dell’ordine decidono di dare un nome all’attentatore: Unabomber, derivante da University Airlines Bomber.

Il profilo del killer

Mentre gli agenti vedono dietro agli attentati l’opera di un individuo disorganizzato e alle prime armi, il profiler John Douglas ha un’opinione diversa. A differenza dei colleghi, Douglas nota un costante affinamento della tecnica e la precisa volontà di fare del male a più persone possibili in un colpo solo. Secondo il profiler le ricerche non si devono concentrare su un disperato, bensì su un uomo dotato di straordinaria intelligenza, caucasico, sui trent’anni. Proprio quando Douglas ha tracciato le prime linee guida del ricercato, gli attentati ricominciano.

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Nuove bombe

Dopo un periodo di interruzione, il 5 maggio 1982, una bomba esplode tra le mani della segretaria del professor Patrick Fisher in Pennsylvania. La donna, Janet Smith, subisce gravi lacerazioni. Due mesi dopo, una lattina esplode tra le mani del professor Diogenes Angelokos, dell’università di Berkley, California. Quest’ultima esplosione segna l’inizio di un silenzio che durerà tre anni, in cui gli inquirenti daranno il terrorista per morto.

Nel 1985, Unabomber torna a colpire in maniera più violenta che mai. L’università di Berkley è nuovamente teatro di bombe: un rilegatore ad anelli esplode tra le mani dell’ingegnere John Hauser, portandogli via alcune dita della mano destra e metà di un occhio. Poco tempo dopo un pacco viene disinnescato dagli artificieri a bordo di un boing. Alcuni mesi successivi, il docente di psicologia James McConnel e il suo assistito rimangono feriti durante l’apertura di un pacco, che salta in aria.

L’assassino

Il 1985 segna un punto di svolta nel modus operandi di Unabomber. Fino a quel momento, infatti, l’attentatore non aveva mai ucciso. Hugh Campbell Scrutton è la sua prima vittima: il proprietario di una piccola impresa di computer trova fuori dal suo negozio un sacchetto di carta che gli esplode tra le mani. La busta era piena di chiodi ed è proprio uno di questi a colpire l’uomo in pieno petto, uccidendolo. La vicenda lascia tutti sconvolti, mentre il terrore serpeggia nei corridoi degli atenei statunitensi.

Nel 1987 è nuovamente un negozio di pc l’obiettivo di Unabomber: a restare ferito, questa volta, è Gary Wright.

Si traccia un identikit del criminale. All’operazione lavora assiduamente John Douglas, che, studiando i dati e la storia delle indagini, sottolinea che gli attentati hanno una caratteristica in comune: la location. Tutti gli attacchi, infatti, si sono verificati in luoghi legati al mondo dell’istruzione e della tecnologia.

Ultime bombe

Il 22 giugno 1993, un pacco recapitato in California a casa del genetista Charles Epstein lo ferisce gravemente dopo essere esploso. Due giorni dopo è la volta del professor David Gerlenter dell’università di Yale, che perde parte del braccio destro, un occhio e la sensibilità a un orecchio. La bomba gli provoca anche seri danni all’addome.

Il 1994 segna l’anno conclusivo per gli attacchi di Unabomber, con gli ultimi due attentati. Muoiono sul colpo sia il direttore di un’agenzia pubblicitaria, Thomas Mosser, sia Gilbert Murray, presidente della California Forestry Association.

Il manifesto

La fine degli attentati segna l’inizio della rivendicazione da parte di Kaczynsky. Il killer redasse il proprio manifesto di 35.000 parole e lo fece arrivare alle maggiori testate giornalistiche, tra cui il New York Times e il Washington Post. Quest’ultime furono costrette a pubblicarlo dopo che il terrorista minacciò che altrimenti avrebbe realizzato altri attentati. Dal documento, denominato “La società industriale e il suo futuro”, trapela l’odio dell’attentatore verso il progresso e verso le modalità con cui i computer avrebbero portato alla distruzione dell’uomo. L’unica salvezza per l’umanità stava in un ritorno alla natura.

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La cattura

E’ qui che entra in scena il fratello del killer, che riconosce nella voce di uno degli articoli del manifesto quella di Ted. Dopo avere rinvenuto tra i vecchi documenti di famiglia delle pagine in cui Theodore si scagliava contro la tecnologia, decise di intervenire. Seppur riluttante, David Kaczynsky denuncia il fratello alle autorità, permettendo agli inquirenti di scovarlo nella sua baracca nel Montana. Il 3 aprile 1996, gli agenti fanno irruzione nella sua abitazione e dopo quasi vent’anni di attentati arrestano il bombarolo.

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Ad oggi, il temuto Unabomber sta scontando l’ergastolo.

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