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Le tecniche di tortura della Russia di Putin e la “pratica” fatta in Cecenia

Prigionieri in un cella di detenzione militare

Dal soffocamento con una maschera antigas fino al nuoto nell'acido: ecco tecniche di tortura della Russia di Putin e la “pratica” fatta in Cecenia

Le tecniche di tortura della Russia di Vladimir Putin fanno parte di una specie di “manuale Kubark” del’est su cui le unità specialistiche della Federazione hanno “fatto pratica” soprattutto in Cecenia, dove le hanno affinate grazie anche alle “skill” dei nativi ed integrate con quelle dei servizi di Mosca eredi della terribile tradizione del defunto Kgb. Sono tecniche per lo più vecchie, ma tragicamente efficaci in quanto a disumanità e risultati. Da quella “dell’elefante” fino al bagno chimico e, dopo la caduta del muro, quella della “dissociazione”, le metodologie di tortura “di Putin” sono un carosello dell’orrore. 

Le tecniche di tortura “di Putin”

Quella conosciuta come “l’elefante”, ricordata con terrore dai sopravvissuti, consiste nel mettere con la forza una maschera antigas al prigioniero e farlo soffocare, iniettando sostanze urticanti nel bocchettone della Nbc, la “proboscide appunto”. Ha spiegato un sopravvissuto citato dal Mesaggero: “Una volta che la maschera antigas è stata indossata, sapevi che ti avrebbero soffocato. Loro in un primo momento lasciavano andare e tu inspiravi profondamente. Poi spruzzavano gas nel foro di respirazione. Era così terribile che solo la vista della maschera antigas nella stanza avrebbe fatto confessare qualsiasi cosa alla gente”. 

Gli orrori di Chernokozovo

Nella “casa di redenzione” di  Chernokozovo, nella regione cecena di Naursky, si usava molto anche la tecnica del bagno chimico: il prigioniero veniva fatto entrare con la forza in una grossa tinozza chiusa da una griglia piena d’acqua e di un cocktail di acidi, per lo più muriatico per disgorgare i bagni. Nuotando per non annegare ci si spruzza con le sostanze e si diventa temporaneamente, o a vita, ciechi o con l’esofago bruciato. Un po’ come il waterboarding occidentale ma con più crudeltà chimica. Con la caduta del muro di Berlino e l’arrivo dell’heavy metal estremo in Russia ha peso piede poi la tortura delle “dissociazione”: brani doom metal sparati a volume altissimo per settimane intere con il prigioniero legato, incappucciato e nudo, pronto a dire qualsiasi cosa una volta che gli venga tolto il cappuccio ed abbassata la musica. Vladimir Putin e la Russia non hanno mai ammesso di aver torturato i prigionieri durante il conflitto.