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Le tre Eredità di Berlusconi

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Raccogliere l’eredità di Berlusconi significa che il Paese dovrà prepararsi presto ad affrontare almeno due sfide non meno importanti di quella sulla futura leadership di Forza Italia.

La morte di Silvio Berlusconi non segna solo la chiusura di un’epoca della storia politica, industriale e sociale italiana: al contrario, e forse più in linea con il carattere e la personalità del fondatore di Forza Italia, la sua scomparsa coincide non solo con l’apertura di una nuova fase di cambiamento per il Paese, ma apre essa stessa scenari di grande cambiamento anche per gli assetti futuri di grandi finanziari italiani (Mediobanca, Generali e Mediolanum), oltre che naturalmente di quelli del settore radiotelevisivo e dei new media. Oggi è il momento del ricordo, del rispetto, del cordoglio e della solidarietà con la famiglia Berlusconi. Ma il tempo, come il Leone di Arcore sapeva bene, passa veloce: raccogliere l’eredità di Berlusconi significa che il Paese dovrà prepararsi presto ad affrontare almeno due sfide non meno importanti di quella sulla futura leadership di Forza Italia.

La prima sfida riguarda infatti lo scenario politico: non è un segreto che la scomparsa del leader-fondatore della più importante forza italiana della destra moderata rischi di segnare la fine del suo partito. L’incertezza sul dopo-Berlusconi è altissima, soprattutto tra i ranghi più giovani del partito. La prospettiva di un esodo di parlamentari forzisti delusi con la nuova leadership non è affatto banale, come è probabile una loro migrazione verso la sponda più “certa” (in termini politici) di Fratelli d’Italia. Cosi come Forza Italia offri’ rifugio e futuro politico ai socialisti “orfani” di Bettino Craxi, così gli ex fedelissimi di Berlusconi potrebbero trovare “gradita ospitalità” nei ranghi di Fratelli d’Italia. Per la nuova destra e soprattutto per Giorgia Meloni, sarebbe un salto in avanti politico che garantirebbe al partito di maggioranza nel governo non solo il controllo saldissimo sull’attuazione del programma, ma anche un ruolo chiave nella gestione del futuro del Paese. Resta una domanda: era questo quello che immaginava Berlusconi per il futuro del suo partito/paese? Oppure, il disegno di Berlusconi era quello di “moderare” la Meloni e rappresentare il fulcro di una destra moderata, certamente più aderente alla reale identità politica degli italiani? La storia politica di Berlusconi, parla da se’.

La seconda sfida non riguarda la politica ma gli affari, ma è di importanza non meno strategica per i futuri assetti societari in settori fondamentali dell’economia italiana: che cosa succederà infatti dell’impero mediatico, finanziario, bancario e immobiliare lasciato in eredità e gestione ai tanti eredi del leader scomparso? Berlusconi ha frammentato le partecipazioni (e le quote di controllo) nelle diverse realtà del suo impero tra gli eredi dei due rami della famiglia, ma solo dopo l’apertura del testamento si saprà con certezza chi guiderà le scelte più delicate per il futuro: Mediaset e Mondadori, in particolare, resteranno in mano alla famiglia e quindi italiane, o diverranno parte di una realtà internazionale europea di ben più grandi dimensioni? E’ bene ricordare quanto è già accaduto con la Fiat dopo la morte di Gianni Agnelli: il gruppo automobilistico – core business storico della dinastia torinese – è stato venduto ai concorrenti della Peugeot, lasciando agli eredi Agnelli quote di partecipazione nel colosso francese dell’auto. Da tempo, si parla della possibile vendita degli asset televisivi di Berlusconi a un noto gruppo mediatico tedesco: anche per Mediaset, come per la Fiat, si tratterebbe di un salto di qualità industriale e strategico. Ma anche in questo caso, nessun pasto è gratis: l’Italia perderebbe il controllo su un’altro cardine del suo sistema economico, quello peraltro più proiettato verso il futuro, quello dei media e delle telecomunicazioni. Con le incertezze che già circondano i futuri assetti di controllo di Telecom Italia, la questione non è affatto irrilevante anche per il Governo Meloni.

Infine, la terza sfuda riguarda gli assetti in due anelli di congiunzione fondamentali della finanza italiana: Generali e Mediobanca. Anche in queste realtà finanziarie, Berlusconi ha fatto da garante dell’italianita’ societaria e della stabilità della gestione esecutiva, compensando per autorevolezza e muscoli finanziari la pletora di grandi investitori esteri (soprattutto francesi) che da sempre ambiscono a conquistarne il controllo. Che cosa succederà adesso? Gli eredi (e quali) confermeranno questa linea? Oppure si profila l’apertura di una fase di riassetto che potrebbe cambiare gli equoibri finanziari e industriali italiani?
Quello che non sarà scritto nel testamento, diventerà sicuramente materia per le cronache internazionali. Proprio nello stile di Silvio Berlusconi.