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Mafia, Di Matteo: "Canali di comunicazione Berlusconi-Riina"

Mafia

Secondo la procura di Palermo il capo dei capi di Cosa Nostra non sapeva di essere intercettato.

Riina disponeva di diversi canali di comunicazione con Berlusconi e Dell’Utri. E’ questo il sunto della requisitoria del pm Nino Di Matteo, in merito alla trattativa tra Stato e mafia. Secondo quanto riporta ‘Il Fatto Quotidiano’, Il magistrato ha recitato alcune delle frasi intercettate in carcere al capomafia in un dialogo con Alberto Lorusso: “Ma noi altri abbiamo bisogno di Giovanni Brusca per cercare Dell’Utri? Questo Dell’Utri è una persona seria…”.

Mafia, Riina e Berlusconi

Il pm Di Matteo fa riferimento ad un Riina che spiega come Berlusconi lo abbia cercato in più di un’occasione: “Berlusconi in qualche modo mi cercava… si era messo a cercarmi… mi ha mandato a questo… Gli abbiamo fatto cadere le antenne – diceva Riina in un’altra intercettazione del 2013 – e non lo abbiamo fatto più trasmettere”.

Secondo quanto viene riportato da ‘Il Fatto Quotidiano’, per Di Matteo “Riina dimostra di essere consapevole dei rapporti che i fratelli Graviano avevano per i loro canali con l’imprenditore e poi politico Berlusconi. Alterna momenti di sincera confidenza con dei momenti in cui invece assume ufficialmente la parte di chi non sa nulla”. Infatti, in un’altra intercettazione, Giuseppe Graviano, parla riguardo alle stragi mafiose di un favore chiesto a Graviano da ‘Berlusca’ secondo l’interpretazione delle parole data dai periti di pm e giudice.

Inoltre, secondo Di Matteo, nelle intercettazione è trapelato come Riina abbiamo contattato più volte Dell’Utri. Allo stesso tempo, il pm spiega come il capo dei capi di Cosa Nostra, non era consapevole di essere intercettato nello spazio esterno del carcere, altrimenti non si sarebbe mai dilungato nel raccontare tutti gli omicidi di cui si è reso protagonista.

Trattativa Stato-Mafia

Secondo quanto viene riportato da ‘Il Fatto Quotidiano’, il pm Nino Di Matteo mette in evidenza un importante passaggio sulla trattativa Stato-Mafia e su come non sia stato Riina a volerlo bensì i politici. Infatti, secondo quanto emerge dalla relazione dei due assistenti penitenziari, sulla trattativa Stato-Mafia, Riina disse: ‘Non ero io a cercare loro per trattare con loro ma era loro che cercavano me per trattare, io non cercavo nessuno”.

A quanto pare, secondo Di Matteo, Toto Riina “è stato il principale ideatore e artefice ed esecutore di quel vero e proprio ricatto allo Stato condotto a suon di bombe ed omicidi eccellenti. Successivamente c’è stata una evoluzione della trattativa con la individuazione, sotto l’aspetto del terminale mafioso, di Provenzano, a partire da una certa data in poi, quale soggetto mafioso più affidabile per trattare”.