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Malaria, al via test per vaccino su adulti negli Usa

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Malaria, al via un test per il vaccino sugli adulti negli Stati Uniti.

Oggi torniamo a parlare di malaria, malattia di cui non si sentiva parlare da tempo immemore ma tornata in auge dopo la tragica dipartita della piccola Sofia, quattro anni. In molti si saranno chiesti se ci sono rischi che il morbo si dffonda. Ed è lecito, ancora, chiedersi anche se è possibile arginare, di nuovo, un’ipotetica epidemia.

Perchè, ad esempio, non pensare ad un vaccino? È ciò di cui si stanno occupando negli Stati Uniti, sempre in prima linea nel cercare di debellare catastrofi e, probabili o improbabili, imminenti epidemie.

Ecco, quindi, che negli Usa, hanno inaugurato la sperimentazione su individui adulti di un potenziale vaccino contro la malaria. Si tratta di una ricerca, tra le tante condotte fino a questo momento, di portata enorme, più di ogni altra.

Come funziona l’esperimento

Dalle prime notizie trapelate fino a questo momento, il test riguarderà 160 persone, la cui vaccinazione è già iniziata. I volontari saranno infettati deliberatamente con l’esposizione al plasmodio attraverso punture di zanzare infette. Si tratta quindi di un esperimento che ha i suoi rischi, e sicuramente anche molte controidicazioni.

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Il vaccino verrà utilizzato su larga scala in Africa

Il vaccino è lo stesso che verrà testato su larga scala in Africa il prossimo anno, ma con differenti formulazioni. Ad annunciare il via libera ai test sperimentali sono stati l’organizzazione Path, l’alleanza internazionale contro la malattia e il Walter Reed Army Institute of Research.

L’obiettivo dei ricercatori è quello di verificare se cambiando il dosaggio del medicinale aumenterà l’efficacia, ora considerata bassa per un uso generalizzato. È ciò che ci tiene a spiegare Ashley Birkett, del Path: “Questo studio è determinante per capire se il vaccino RTS,S, originariamente sviluppato per prevenire la malaria nei bambini africani, possa essere efficacemente adattato per prevenire l’infezione in tutte le popolazioni a rischio nei Paesi endemici, accelerando l’eliminazione del parassita.”.

Ricordiamo che non ci sono ancora novità sul caso di Trento, che ha visto come tragica protagonista la piccola Sofia. I fatti sono sempre gli stessi: prima che si giungesse al tragico epilogo, la piccola era stata portata in ospedale una prima volta per complicazioni derivate dal diabete.

I genitori e la piccola si erano recati inizialmente nell’ospedale di Portogruaro (Venezia) e poi in quello di Trento. Era stata ricoverata dapprima con la diagnosi di una faringite e poi, a seguito di una febbre molto alta che non accennava a calare, le è stata diagnosticata la malaria.

Probabilmente il trasferimento a Brescia, dove c’era la possibilità di farla seguire da un team di esperti in malattie tropicali, le è stato fatale.