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Marcello Ciannamea, Angelo Mellone e Andrea Pucci: gli uomini giusti, nei posti giusti

cavallo rai

In quota Rai, Marcello Ciannamea è passato recentemente dalla direzione palinsesti e quella del prime time; Angelo Mellone, da vice a direttore del day time. In casa Mediaset, il direttore di News Mediaset Andrea Pucci è un macina-ascolti (soprattutto per il Tg4)

Marcello Ciannamea è uno di quei dirigenti Rai che si sente nominare poco o solo quando ci sono nomine in vista, per un cambio di Governo; questo vuol significare due cose: è un manager stimato e lavora molto affinchè la Rai non si dietro a nessun altro broadcaster. Temperamento tosto, mulo sul lavoro, schivo con i più ma sorridente con i conoscenti, sa bene come muoversi all’interno di Viale Mazzini, non fosse per il fatto che ha ricoperto posizioni di alto livello e, seppur in quota politica Lega, è apprezzato anche a sinistra, sintomo che se una persona lavora bene non esistono bandire “di parte” che tengano. Anche in Rai. L’apprezzamento verso questo dirigente non arriva solo dalla politica ma dai colleghi interni come da manager di altre emittenti, finanche ai capi delle case di produzione che, tra contratti blindati e format rielaborati, in televisione fanno il buono e cattivo tempo. Ciannamea non è uno dei tanti che rimane a galla grazie ai favori della politica ma un manager che sa fare bene il mestiere e conosce nel profondo le dinamiche di un’azienda difficile come la Rai.

Rimanendo dalle parti di Viale Mazzini, certamente Angelo Mellone è un dirigente molto in vista, non solo perché si piace e sa di piacere ma perché non è solo un bravo manager; infatti, non di rado tiene speech in convegni e il ruolo di scrittore di romanzi (leggeteli, toccano non poco il cuore) lo porta in giro per l’Italia. Per la Rai, è il nuovo responsabile del day time, dopo anni di gavetta come capo struttura e vice del palinsesto mattina-pomeriggio. È un esperto che sa cosa vuol dire fare bella televisione; criticato da molti per le sue posizioni vicine a Giorgia Meloni, non ha mai alzato muri o fatto dichiarazioni fuori luogo in tal senso. Pur avendo espresso le sue convinzioni politiche in diverse occasioni, lo ha fatto sempre in punta di fioretto, giustificando in modo solido ciò di cui stava disquisendo, per non lasciare adito a polemiche. Nei programmi sotto la sua cura, che siano di moda, cucina o territorio, è immancabile l’imprinting alla chiarezza dei contenuti; gli autori devono scrivere bene e il conduttore deve comunicare in maniera limpida e sorridente ciò che sta dicendo; il pubblico Rai è over e vuole rassicurazioni, e Angelo Mellone lo sa bene. La sua escalation non è un caso.

Per quanto concerne il fronte Mediaset, Andrea Pucci è il salvatore dei telegiornali, soprattutto quello di Rete4 che nell’edizione della mattina ha raddoppiato ascolti e share e in quella della sera aumentato i telespettatori; senza contare Tg4 – Diario del Giorno, nel pomeriggio della rete che, la scorsa settimana, ha sfiorato l’8% di share. Tenere alti gli ascolti dell’informazione è ormai compito dei talk urlati e dell’infotainment (spesso) beceri, è per questo che il buon Pucci (si mormora sia il prossimo direttore del Tg5, con sede a Milano) ha fatto il miracolo; nonostante la televisione sia roba ormai per over 35, attrarre ancora molti giovani sul tg di Italia1 Studio Aperto è cosa di non poco conto ma il ruolo che più gli si addice è quello, appunto, di Mr. Tg4, uno spazio praticamente morto, tra il 2 e il 3% di share, fino a poco meno di due anni fa. Persona schiva e dedita al lavoro, sa come vuol dire fare il giornalismo con G maiuscola; questo, gli è riconosciuto da Mediaset come dai tanti giornalisti che ha lanciato quando era a Il Giornale o all’Adnkronos, da Gianmarco Chiocci a Gianluigi Paragone, fino a Gianluigi Nuzzi.