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Maroni condannato per l'incarico Expo a ex collaboratrice

Roberto Maroni

Roberto Maroni è stato condannato per un incarico all'Expo 2015 affidato ad una sua ex collaboratrice. Assolto per induzione indebita.

Una condanna e una assoluzione. Si conclude così il processo di primo grado a carico dell’ex governatore della Lombardia Roberto Maroni. “Sono deluso, ma non mi scoraggio: ribadisco la mia totale estraneità a qualsiasi comportamento illecito” commenta su Twitter l’esponente leghista. Maroni è stato condannato a un anno e a 450 euro di multa per un incarico all’Expo 2015 affidato ad una sua ex collaboratrice. Cade l’accusa più grave, quella di induzione indebita. L’ex ministro è stato anche interdetto per un anno dai pubblici uffici.

Maroni e l’Expo 2015

La prima udienza di questo processo si era svolta il 30 novembre 2015. “Se ogni volta per un’udienza c’è un problema di salute, questo processo, che è fermo da più di due mesi, rischia di rimanere al palo fino alla primavera del 2018” aveva commentato amaramente nell’aprile scorso il procuratore aggiunto Eugenio Fusco. Ed infatti, la prima sentenza del processo contro Roberto Maroni arriva solo oggi. La Procura aveva chiesto per l’imputato due anni e sei mesi per induzione indebita e turbata libertà nel procedimento.

I giudici della IV sezione penale del Tribunale hanno invece fatto cadere l’accusa più grave. L’ex governatore della Lombardia è stato condannato infatti ad un anno (pena sospesa ma con interdizione dai pubblici uffici) e al pagamento di 450 euro solo perché ritenuto colpevole per l’affidamento di un incarico all’Expo 2015 ad una sua ex collaboratrice, Mara Carluccio.

L’ex numero uno del Pirellone era a processo anche per una sospetta pressione finalizzata per far partecipare a una missione a Tokyo un’altra sua ex collaboratrice, Maria Grazia Paturzo. Il gossip vuole, e la Procura sostiene, che i due erano legati da una “relazione affettiva”. Per la Corte però l’induzione indebita è un “fatto che non sussiste”, e Maroni viene assolto per questo capo d’imputazione.

Maroni: raccomandazione mai fatta

Durante la requisitoria del pm, Roberto Maroni si era detto “tranquillo” perché, sosteneva: “Le accuse formulate contro di me da Fusco sono ridicole, totalmente prive di riscontri in fatto o in diritto”. A pochi minuti dalla sentenza odierna, l’ex Presidente della Regione lombarda commenta invece sui social: “Vengo assolto e condannato allo stesso tempo. Un colpo al cerchio e una alla botte”. “Mi va di commentare così, con una battuta, la decisione del tribunale che mi assolve dal reato più grave, l’induzione indebita, e mi condanna per una raccomandazione mai fatta”, dichiara.

Poco dopo su Twitter aggiunge: “Sono deluso, ma non mi scoraggio: ribadisco la mia totale estraneità a qualsiasi comportamento illecito e proprio per questo sono certo che in appello verrò completamente assolto”. Anche il suo legale, l’avvocato Domenico Aiello, assicura: “Maroni è sollevato perché è caduto il reato più grave”. Il difensore dell’ex ministro però sottolinea di essere “curioso di leggere le motivazioni della sentenza” sostenendo infatti che “difficile comprendere la condanna per il capo B”.

“Quanto alla turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, ovvero l’assunzione della Carluccio ad Eupolis, non c’è alcun messaggio o mail a sostegno di questa tesi” aggiunge il legale.

Gli altri condannati

Oltre a Roberto Maroni condannata a sei mesi a 200 euro di multa Mara Carluccio. Inflitta invece una pena di un anno e 450 euro per Giacomo Ciriello, ex capo della segreteria politica di Maroni. Come l’ex governatore, anche Ciriello è stato assolto invece dal reato di induzione indebita.

Condannato a dieci mesi e venti giorni più 300 euro di multa Andrea Gibelli, ex segretario generale della Regione Lombardia. Per tutti e tre pena sospesa e interdizione dai pubblici uffici per tutta la durata della condanna. I giudici hanno inoltre disposto la non menzione nel casellario giudiziario, tranne che per Roberto Maroni.

Falsa testimonianza

I giudici della della IV sezione penale del Tribunale di Milano hanno inoltre disposto la trasmissione degli atti per l’ex collaboratrice Maria Grazia Paturzo a e altri tre testimoni. La procura dovrà quindi indagare su eventuali false testimonianze rese nel corso del processo. In particolare, la Paturzo nel corso delle udienze ha infatti negato “di aver mai avuto una relazione con l’ex governatore”, al contrario di quanto sostiene invece la Procura.

I pm hanno quindi chiesto alla donna come si possano quindi spiegare alcuni SMS “particolari” inviati a Roberto Maroni. In aula l’ex collaboratrice del governatore lombardo ha semplicemente chiarito: “Se si vedono altri sms, si può capire che io comunico così”. I giudici però non sembrano averle creduto, tanto che la donna è stata ripresa anche durante il dibattimento e le è stato ricordato che era tenuta a “dire la verità”.

Il pm Fusco ha invece sostenuto che era chiaro “a tutti” che Paturzo “era considerata in Expo, da Sala e da tutti, una figura a disposizione personale del presidente Maroni, altro che una figura di raccordo tra la Regione e Expo”.