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Minelli, 'Long Covid non è malattia immaginaria, vasculiti fenomeno chiave'

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Roma, 14 mar. (Adnkronos Salute) - Oggi chi porta gli effetti del Long Covid "non ha segni oggettivabili (tampone, esami radiologici) di un'infezione virale in corso o di una condizione infiammatoria (Pcr, Ves, D-Dimero), ma questo non vorrà dire affatto che quei pazienti, dopo un&#...

Roma, 14 mar. (Adnkronos Salute) – Oggi chi porta gli effetti del Long Covid "non ha segni oggettivabili (tampone, esami radiologici) di un'infezione virale in corso o di una condizione infiammatoria (Pcr, Ves, D-Dimero), ma questo non vorrà dire affatto che quei pazienti, dopo un'infezione da Sars Cov-2, siano psichicamente tarati o abbiano somatizzato o siano malati immaginari. Di quei pazienti, diversi continueranno a manifestare sensazione generale di malessere, turbe cognitive, astenia e facile stancabilità, dolori articolari di varia intensità assimilabili a quella che più comunemente viene chiamata fibromialgia, discomfort intestinale. Ma sono le vasculiti ad essere un fenomeno cruciale". Lo afferma all'Adnkronos Salute l'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione per la Medicina personalizzata (Fmp), in occasione della Giornata mondiale dedicata al Long Covid che si celebra domani.

"Fin dagli esordi della pandemia non abbiamo mai smesso di sottolineare, sul versante strettamente clinico, la valenza sistemica della malattia da nuovo coronavirus, dopo aver scartato a priori ogni ipotesi poggiata sul semplicistico sillogismo deduttivo che vorrebbe un virus respiratorio, quindi assunto attraverso le vie aeree, linearmente responsabile di una polmonite e basta. E proprio questa visione allargata del fenomeno Covid ha messo in evidenza alcuni aspetti clinici che hanno finito per rivelarsi di grande rilevanza epidemiologica e che sembrano più fortemente coinvolgere il distretto cardiovascolare", aggiunge Minelli.

"Ma d'altro canto – osserva – che la storia della Covid-19 non fosse proprio linearmente banale ce l'avevano anche detto i cinesi, quelli di Wuhan e dintorni, che in uno studio pubblicato sul 'Chinese Journal of Tuberculosis and Respiratory Diseases' ci avevano parlato di una 'tempesta citochinica' caratterizzata da un aumento dei livelli ematici di diversi mediatori della cosiddetta immunoflogosi. Queste citochine, delle quali i medici di Wuhan raccontavano gli effetti, altro non sono se non veri e propri 'segnali di comunicazione' tra sistema immunitario e cellule e tessuti dell'organismo e, in alcuni casi, sono in grado di promuovere e mantenere importanti processi infiammatori a carico di diversi organi e apparati. Figura tra questi ultimi il sistema cardiovascolare con possibile diffuso coinvolgimento dei vasi sanguigni, da quelli polmonari a quelli cerebrali, cardiaci, renali e fino ai più periferici".