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Moda: boom del second hand, il mercato dell’usato vale 40 miliardi (2)

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(Adnkronos) - Se fino a qualche anno fa il fenomeno del second hand era vissuto da molti come un mercato di serie B, tra il 2018 e il 2020 il settore del resale ha registrato una crescita del 12% e ha subito un’impennata durante i mesi della pandemia, dovuta anche al minor flusso di turisti a ...

(Adnkronos) –

Se fino a qualche anno fa il fenomeno del second hand era vissuto da molti come un mercato di serie B, tra il 2018 e il 2020 il settore del resale ha registrato una crescita del 12% e ha subito un’impennata durante i mesi della pandemia, dovuta anche al minor flusso di turisti a causa del lockdown e ai molti negozi chiusi. Il trend non sembra aver subito un cambiamento di rotta nei primi mesi del 2021, a conferma del fatto che il pre-owned fa sempre più gola, soprattutto ai big del fashion, che da qualche anno hanno iniziato a fare capolino sulle piattaforme digitali più gettonate tra gli amanti dell’usato, tra cui spiccano Vestiaire Collective, Depop, TheRealReal, Stockx e Rebelle.

Qualche esempio? Nel 2019 Burberry ha siglato una partnership con TheRealReal, dove sono presenti, tra le altre, griffe come Chanel, Christian Louboutin, Céline, Hermes, e Louis Vuitton, mentre Gucci, marchio nel portafoglio di Kering, ha debuttato sulla stessa piattaforma nell’ottobre scorso. Per non parlare delle esperienze ‘fisiche’, come il Moscova District Market, a Milano, o Humana, la catena di negozi solidali del network di Humana People to People Italia, che contribuiscono a sostenere il mercato del resale.

Nell’ultimo anno e mezzo, evidenzia Karin Bolin, presidente di Humana People to People Italia, nonostante le molte difficoltà generate dalla pandemia, Humana Vintage, la catena di negozi solidali del network di Humana People to People Italia, ha inaugurato tre nuovi store a Milano, a Roma e a Bologna. "Ci è voluto del coraggio – dice Bolin – ma il pubblico ci ha dato ragione". Nei mesi di apertura il fatturato ha addirittura superato quello dell’anno passato, dando "un chiaro segnale che sempre più persone scelgono di comprare abiti vintage" sottolinea Bolin. Tra queste ci sono molti giovani e giovanissimi, che decidono di acquistare capi di seconda mano per una questione etica. "I ricavati della vendita nei nostri negozi vanno a sostenere progetti di sviluppo nel Sud del mondo e di impatto ambientale – afferma ancora Bolin -. Il trend si sta consolidando, per questo stiamo lavorando su nuove prossime aperture".