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Morte in carcere a Foggia: 13 gli indagati per la morte del detenuto Osama Paolo Harfachi

morte nel carcere di Foggia

Morto il 18 ottobre, la famiglia aspetta ancora che venga fatta chiarezza sulle circostanze della sua scomparsa e di vedere il corpo.

Sono tredici le persone indagate per la morte di Osama Paolo Harfachi, trovato il 18 ottobre nel suo letto nel carcere di Foggia. Era stato arrestato il 13 ottobre per una rapina. Tra gli indagati si contano sette agenti della polizia, un detenuto e alcuni membri del personale sanitario. I capi di accusa ipotizzabili sono: omicidio preterintenzionale e omicidio colposo nell’esercizio della professione sanitaria.

Morte sospetta nel carcere di Foggia

A primo esame la morte è stata attribuita ad un “arresto cardiocircolatorio” ma la famiglia non è convinta e ha già presentato una denuncia. A sostenere i sospetti c’è la dichiarazione di un ex detenuto amico della vittima che, dopo essere uscito dal carcere a pochi giorni dall’arrivo di Paolo, lo ha definito “tutto spezzato”. L’ipotesi della famiglia, che chiede giustizia, è che il 29enne sia stato picchiato violentemente e sia stato proprio questo ad averne poi causato la morte.

A confermare questa ipotesi sembra essere anche il fratello che scrive in un post su Facebook, sotto una foto della vittima, “Le ultime cose che mi aveva detto era che la polizia lo aveva picchiato. Il carcere non ci ha informato di niente, né all’arresto né alla morte. Chiedo giustizia, verità, qualsiasi cosa è successo, qualsiasi persona entri in carcere ha il diritto di vivere e il dovere di scontare una pena”.

L’interrogazione di Ilaria Cucchi

La parlamentare Ilaria Cucchi, venuta a conoscenza della morte nel carcere di Foggia, ha chiesto di fare chiarezza. Sostiene che a peggiorare la situazione è il fatto di non aver informato la famiglia dei risultati dell’autopsia e di impedire il ricongiungimento con la salma dopo ben sei giorni dal suo ritrovamento.

Il fatto grave è che ad oggi i familiari non sono stati informati di nessuna autopsia e gli viene tuttora negata la possibilità di vedere la salma del proprio caro anche ai soli fini del riconoscimento, nonostante siano passati ben sei giorni dal rinvenimento del corpo nella cella del carcere. Mi auguro che i nuovi ministri del Governo Meloni facciano al più presto luce sull’ennesimo caso di morte sospetta in carcere.”

Il commento del segretario del Sindacato autonomo della polizia penitenziaria

Federico Pilagatti ha dichiarato che tutto il necessario per scoprire la verità è stato fatto, aggiungendo poi che “Gettare fango sulla polizia penitenziaria è uno sport nazionale: la più famosa è stata la signora Cucchi, sorella di un detenuto morto in ospedale, che per mesi ed anni, grazie alla connivenza di giornalisti ‘democratici’, ha gettato fango sull’istituzione penitenziaria“.