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Nuova ipotesi sulla Gioconda: venne dipinta in fuga

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Una nuova ipotesi nel mondo dell'arte: Carla Glori, esperta del Rinascimento, avanza l'ipotesi che la Gioconda ritragga Bianca Giovanna Sforza.

Anche in estate, le novità non smettono mai di arrivare: Carla Glori, studiosa dell’arte rinascimentale, ha recentemente sostenuto che la rappresentazione della Gioconda di Da Vinci, dipinto attorno al quale volteggia un alone di mistero non indifferente, sarebbe in realtà un ritratto di Bianca Giovanna Sforza, primogenita di Ludovico il Moro.

Un dipinto a tappe

Leonardo infatti, secondo la ricostruzione della Glori, era intenzionato a dipingere proprio la damigella di Voghera, ma fu impossibilitato a farlo a causa dell’arrivo dei francesi a Milano. Da Vinci fu infatti obbligato a lasciare la grande città senza la possibilità di consegnare il quadro al committente, fuggendo per altre corti in varie tappe, nelle quali la Gioconda sarebbe stata via via perfezionata e modificata, fino ad arrivare al risultato finale che tutti abbiamo ben presente: uno sguardo fisso in un punto indefinito e un’identità incollocabile.

Una vicenda dunque che lascia spazio a mille fantasie e che sembra portare la storia di questo capolavoro ad un livello più alto, quasi come se ci fosse una cortina d’ombra a tenere celato il suo significato più vero, cioè quello che l’autore avrebbe voluto esprimere dipingendo l’erede degli Sforza nella sua più totale naturalità.

Il ritratto nuziale

La dottoressa Glori, appassionata da sempre dagli enigmi (nel 2016 sostenne che Leonardo avrebbe nascosto il proprio profilo sotto l’ascella della fanciulla ritratta nel foglio 399 del «Codice Atlantico») , afferma più nel dettaglio che la Gioconda avrebbe dovuto ritrarre Bianca Giovanna in un particolare momento della sua vita, ovvero nelle vesti di sposa di Giangaleazzo Sanseverino. Lo sguardo misterioso e l’espressione enigmatica lasciano dunque spazio ad un volto nuovo, quello di una giovane in procinto di celebrare le proprie nozze, il che toglie gran parte del fascino al mistero che il dipinto porta intorno a sé. Leonardo avrebbe iniziato a dipingerlo in Milano nel 1496 su commissione di Ludovico Sforza, in contemporanea con una copia che sarebbe stata poi consegnata al marito Giangaleazzo.

Sfortunatamente, nello stesso anno la figlia illegittima di Ludovico morì per cause misteriose, al ché Leonardo, per rispettare il lutto della famiglia, decise di non consegnare il quadro subito, finendo poi effettivamente per non consegnarlo mai a causa della sua fuga, nella quale il dipinto venne modificato. A confermare la tesi della Glori vi sarebbero 11 punti di contatto col paesaggio di Bobbio, confermati da una ricostruzione virtuale tramite algoritmo effettuata da Pascal Gotte nel 2015.

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La Gioconda in Francia

L’autrice di questa teoria sostiene inoltre che il dipinto non sarebbe giunto in Francia a causa di Napoleone, ma bensì tramite lo stesso Leonardo, che decise di vendere il suo capolavoro proprio a Francesco I in cambio di soldi contanti. Ciò che rimane del dipinto originale è dunque un fantasma, una donna senza volto rimasta impressa nell’immaginario comune solo per il mistero che si porta dietro, ombra di una giovane sposa deceduta troppo presto, la quale ha lasciato un vuoto enorme nell’animo dei suoi affetti e della sua famiglia. Ciò che ne rimane dunque, è solo il ricordo, segregato in un quadro enigmatico.