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Onde gravitazionali: ecco come "respira" il nostro universo, dove 1 minuto può durare 1 milione di anni

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Onde gravitazionali: la scoperta che rivela il respiro dell’universo. L'Italia al centro di un importante progetto di astrofisica.

L’universo come fa? È la domanda che più o meno si sono posti gli esperti dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Cagliari e dell’Università di Milano Bicocca. Dai risultati della loro ricerca è stato possibile cogliere “il respiro dell’universo”. Grazie alla tecnologia gli scienziati hanno decodificato le onde gravitazioni traducendole in un linguaggio che fosse comprensibile all’orecchio umano. L’universo appare come una gigantesca, immensa massa e materia oscura che respira e pullula di onde.

Onde gravitazionali: la scoperta che rivela il respiro dell’universo

Gli astronomi sono riusciti a codificare e ascoltare il rumore di fondo dell’universo, attraverso una tecnica di rilevazione delle onde gravitazionali. I risultati del progetto di ricerca sono stati illustrati in un articolo sul The Astrophysical Journal Letter. Lo studio ha coinvolto scienziati europei dello European Pulsar Timing Array (Epta), gli italiani dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Cagliari e dell’Università di Milano Bicocca.

Per “catturare” il respiro dell’universo ci son voluti 13 telescopi, tra cui il Sardinia Radio Telescope.

Che suono fa l’universo

Sintetizzare la complessità di tale progetto non è semplice, pertanto occorre attingere dal lessico più comprensibile al cervello umano. Possiamo dire che i fisici e gli scienziati coinvolti sono riusciti a cogliere delle increspature causate dal movimento dei buchi neri, oggetti misteriosi ancora inesplorati, dove lo spazio, il tempo e l’energia si deformano, come già teorizzato da Einstein. Oltre l’orizzonte degli eventi più noti o intuibili, all’interno dei buchi neri lo spazio si accorcia, mentre il tempo rallenta. Immaginate: come se 1 minuto vissuto sulla terra all’interno di queste dimensioni durasse anche 1 milione di anni.

Tornando alle increspature rilevate dagli studiosi, si intuisce che queste stanno allungando e comprimendo i corpi celesti dell’universo.

Nell’articolo scientifico gli esperti hanno comunicato di essere riusciti a “sentire” il suono delle onde gravitazionali a bassa frequenza.  

Questi movimenti, osserva Maura McLaughlin, co-direttrice di NANOGrav (North American Nanohertz Observatory for Gravitational Waves), stanno generando “cambiamenti nel tessuto dell’universo creati da enormi oggetti che si muovono e si scontrano nello spazio”.

Una nuova finestra sull’universo, dove il tempo e lo spazio cambiano

“Sono risultati straordinari”, esulta Marco Tavani, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. “Sia per la loro importanza scientifica – aggiunge – che per le prospettive future di ulteriore consolidamento dei risultati.. che aprono una nuova finestra osservativa nella scienza delle onde gravitazionali e confermano l’esistenza di onde gravitazionali ultra lunghe che, secondo le teorie correnti, dovrebbero essere generate da coppie di buchi neri super-massicci formatisi nel corso del processo di fusione frale galassie”.