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Parla la professoressa accoltellata da uno studente ad Abbiategrasso: "La bocciatura era un atto dovuto"

Parla la professoressa accoltellata da uno studente ad Abbiategrasso: "La bocciatura era un atto dovuto"

La famiglia ha presentato ricorso dopo la bocciatura e l'espulsione dello studente.

Elisabetta Condò, la professoressa dell’istituto superiore Alessandrini di Abbiategrasso, in provincia di Milano, accoltellata da uno studente di soli 16 anni, non sa ancora quando rientrerà in classe. La speranza è che succeda il prima possibile, ma Condò porta ancora i segni, fisici ed emotivi, dall’aggressione subita.

“Sono infastidita da certe uscite. La bocciatura tutela i lavoratori della scuola e gli altri alunni”

Come riportato da La Stampa, la docente ha parlato dallo studio dei suoi avvocati per rispondere alla famiglia del ragazzo, che è stato bocciato ed espulso dall’istituto. “Sono infastidita da certe uscite come quelle in cui minimizza il danno che avrei avuto o ascrivendo alla scuola responsabilità che in questo caso non ha avuto”, ha dichiarato. La famiglia dello studente, che non si è mai personalmente scusata con la professoressa per quanto accaduto, ha, infatti, fatto ricorso dopo la bocciatura.

Secondo Elisabetta Condò, la bocciatura “era un atto dovuto a tutela dei lavoratori della scuola e anche degli altri alunni e delle loro famiglie che non avrebbero considerato accettabile il ritorno del ragazzo. La scuola non ha fatto qualcosa che esula dalle sue competenze, ha solo applicato il regolamento scolastico“.

“Sembrava tranquillo, non mostrava aggressività. Pensavo mi fosse caduto addosso un lampadario”

La professoressa è poi tornata a quanto successo il giorno dell’aggressione. Lo studente era rientrato “dopo alcune assenze fatte la settimana prima. Siccome c’era un po’ di conflittualità tra la classe e i tre responsabili delle interruzioni delle lezioni, tra cui lui, ho proposto un’assemblea di classe. Loro non hanno voluto. Gli ho ricordato che aveva saltato la verifica di storia e che lo avrei interrogato. Sembrava tranquillo, mi ha parlato come fosse una giornata normalissima. Non mostrava aggressività. Ero piegata su un banco dall’altra parte quando ho sentito un colpo alla testa. Lì per lì non mi sono accorta di essere stata accoltellata. Pensavo mi fosse caduto addosso un lampadario. Poi, però, ho sentito un’altra granola di colpi venirmi addosso e ho cercato di proteggermi con il braccio destro, che ha subito un taglio profondo per il lungo. Sono, quindi, corsa fuori gridando aiuto e soccorsa dal vicepreside“.

La docente ha detto di aver realizzato quanto successo “nell’auletta in cui mi sono rifugiata[…]. È stato un collega a dirmi che ero stata aggredita. Io il ragazzo non l’ho mai visto in faccia. Lui è sempre rimasto alle mie spalle. Ho visto solo il mio braccio e il sangue. Ero sconvolta, angosciata“.

“Voglio il suo recupero. Non voglio il suo male, solo il suo bene”

Elisabetta Condò ha detto che non c’erano mai state avvisaglie che avrebbero potuto far prevedere il gesto. “La 2 AL è un’ottima classe di ragazzi […]. Con il ragazzo sono sempre stata disponibile. È vero che aveva avuto un calo didattico dopo Pasqua, soprattutto nelle mie materie. Con la mamma avevamo concordato di dargli la possibilità di recuperare. Non era perseguitato, vessato o bullizzato”.

“Vorrei riuscire a capire che cosa lo ha spinto ad agire così. Non è una questione di perdono, io voglio il suo recupero. Me l’ha fatta grossa ma non voglio il suo male, solo il suo bene“, ha concluso la professoressa.