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Più tutela per i riders, da Foodora a Deliveroo: nuova legge

prima legge per tutelare i riders

Salario minimo, tutele sanitarie e copertura previdenziale: questi gli obiettivi della prima legge volta a garantire i diritti dei riders.

Purtroppo, sembrava che dovesse accadere qualche disgrazia affinché le condizioni dei riders cambiassero, ma per fortuna, il neo-presidente della regione Lazio si sta muovendo prima. Nicola Zingaretti, ha infatti annunciato di voler approvare una legge che tuteli i fattorini in bicicletta dediti alle consegne del cibo a domicilio, i quali al momento non predispongono di alcun diritto.

Cosa prevede la proposta di legge

I tre cardini della proposta sono: salario minimo, tutele sanitarie e copertura previdenziale. Innanzitutto, bisogna individuare con esattezza il numero delle imprese e dei soggetti coinvolti, dotando la Regione di una sorta di anagrafe, in cui tutti i lavoratori siano iscritti. Questo sarà il primo punto di accesso alle tutele previste dall’ordinamento giudiziario, ma per arrivare a elaborare una legge che sia condivisa dai lavoratori così come dalle aziende, è necessario che vi sia un dialogo e un confronto aperto tra le due parti. A tal fine, è stata predisposta una consultazione pubblica sul web, che terminerà prima della presentazione in giunta della proposta di legge.

La prescrizione però, non prevede la possibilità di qualificare giuridicamente la tipologia di contratto dei riders, e non è certo un dettaglio da poco, in quanto fu proprio questa la ragione che permise al Tribunale del lavoro di Torino di respingere il ricorso dei sei ragazzi improvvisamente licenziati, sentenziando che i fattorini “sono lavoratori autonomi, non dipendenti”. Sembra assurdo che un’azienda possa mandare chiunque a lasciare pacchi senza considerarlo alle sue dipendenze, ma questo pare rimanere ancora un punto oscuro da chiarire. Non solo: Nicola Zingaretti anticipa che sarà inoltre possibile che vengano addirittura introdotti periodicamente dei controlli sanitari per i riders. Certo un bel cambio di rotta per chi al momento rischia la vita ad ogni semaforo rosso, pur di completare le consegne nel tempo stabilito.

Paghe indegne

Considerando l’enorme squilibrio tra la crescita del giro di affari delle aziende e le misere paghe dei rider, è inevitabile fare alcune considerazioni: perché nonostante queste startup innovative siano costantemente in crescita, le retribuzioni rimangono sempre il loro ultimo pensiero? La maggior parte delle persone, appena ritira l’ordine, è troppo entusiasta dall’aver tra le mani esattamente il piatto che desiderava senza aver fatto il minimo sforzo se non alzarsi per aprire la porta. Eppure, se si perdesse un istante nell’immaginare la fatica che quei ragazzi provano nel pedalare ore ed ore, per guadagnare appena 2,50 euro a consegna, forse, il sorriso si accascerebbe un po’.

Purtroppo, non sono soltanto i riders a essere costantemente geolocalizzati e spremuti fino al limite delle loro forze: infatti, anche i dipendenti delle aziende di commercio elettronico hanno ben chiaro cosa voglia dire lavorare a cottimo. D’altronde è presumibile pensare che a svolgere questi lavori siano soprattutto persone con difficoltà economiche ed è proprio per questo forse che i leader delle grandi aziende sanno di poter tirare la corda, almeno finché non viene stabilita una legge ad hoc, la quale però sta finalmente arrivando nella capitale.