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Fondo salva-Stati, parla l’ex ministro dell’Economia Tria

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Nuovo intervento sul Mes e sulla polemica relativa al fondo salva-Stati da parte dell'ex ministro dell'Economia, Giovanni Tria.

Sulla diatriba politica incentrata sul fondo salva-Stati interviene anche l’ex ministro dell’economia, Giovanni Tria. In un’intervista al quotidiano La Repubblica, l’ex ministro del governo gialloverde ripercorre l’iter del Mes. In particolare ricorda come nel mese di giugno del 2019 si sia definita la bozza di riforma sulla base di un accordo raggiunto sul tema dal governo nel mese di dicembre.

Il Mes, meccanismo europeo di stabilità, comprende appunto un fondo salva-Stati finanziato da tutti i paesi aderenti all’Unione europea in proporzione ai relativi Pil. L’obiettivo del fondo è quello di prestare soldi ai Paesi membri in difficoltà, in alcuni casi previa ristrutturazione del debito pubblico.

Fondo salva-Stati, le risposte di Tria

L’ex ministro Tria specifica inoltre come la trattativa sul Mes sia nata con l’idea “introdurre anche il cosiddetto backstop, cioè un paracadute per rafforzare la capacità di intervento sulle crisi bancarie con risorse aggiuntive”. Tria continua spiegando come le trattative siano andate avanti per ore durante la riunione a Bruxelles. Questo “perché il mandato era quello di non cedere su una questione non secondaria: alcuni Stati volevano che si prevedesse che le metodologie specifiche per valutare la sostenibilità dei debiti sovrani fossero rese pubbliche”. Per l’Italia questa opzione era semplicemente “inaccettabile”. Stando a quanto sostenuto da Tria, sul Mes e sul fondo salva-Stati non ci sarebbe perciò niente di segreto. Inoltre tutte le parti politiche coinvolte sarebbero sempre state messe al corrente delle trattative, Lega compresa.

Per quanto riguarda invece le accuse di tradimento e violazione degli interessi italiani, arrivate da parte di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, Tria preferisce non commentare. Aggiunge solo un dettaglio, diretto principalmente al leader della Lega Matteo Salvini, che all’epoca dei fatti ricopriva anche la carica di vice premier. “Nelle prime ore del mattino mi arrivò la telefonata di Conte che si complimentò per il risultato raggiunto. Immagino che i due vice presidenti del Consiglio fossero informati del buon risultato”.