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Coronavirus, polemica contro Fontana: la Lombardia fa pochi tamponi

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Il governatore della Lombardia Fontana non farebbe abbastanza tamponi per individuare i positivi al coronavirus

Continua ad essere molto accesso il dibattito sul numero dei tamponi per il coronavirus che vengono fatti il Lombardia, con il presidente della regione, Attilio Fontana, che sostiene di attenersi a quanto stabilito dall’Istituto Superiore di Sanità e molti che invece sostengono il contrario. Il governatore lombardo aveva definito come “vergognose” le accuse rivolte alla sua amministrazione in merito ai tamponi, rimarcando di seguire quanto deciso dall’Iss ovvero non sottoporre al test per rilevare il virus SARS-CoV-2 le persone che non presentino sintomi. Tutto vero, ma come sostenuto da Il Post, la Lombardia non starebbe facendo il test a tantissimi pazienti con sintomi molto sospetti. Il motivo, stando anche a quanto sostenuto dallo stesso Fontana nei giorni scorsi, è che mancherebbero le risorse necessarie sul territorio per poter aumentare il numero dei tamponi: al momento ne vengono fatti quasi 5mila al giorno, ma ne servirebbero molti di più.

Coronavirus, Fontana e i pochi tamponi in Lombardia

Le raccomandazioni del ministero, raccolte nella circolare del 27 febbraio prima e poi in quella del 9 marzo, prevedono che debbano essere eseguiti i tamponi solo per casi sospetti ovvero le persone con infezioni respiratorie acute con l’insorgenza improvvisa di almeno uno tra i seguenti segni e sintomi: febbre, tosse e difficoltà respiratoria. A questi si aggiungono tutte le persone che nei 14 giorni precedenti siano stati in zone con presunta trasmissione comunitaria del virus. Sempre in queste circolari viene poi specificato molto chiaramente come il tampone sia raccomandato indipendentemente dal ricovero ospedaliero. Altro caso per cui è previsto il tampone sono poi i soggetti con infezione respiratoria acuta grave che richiedono ricovero e quelli che hanno avuto un contatto diretto con una persona contagiata o probabilmente contagiata. Come riferito da Il Post, in Lombardia il contenuto di queste circolari non verrebbe rispettato da settimane. Medici e amministratori locali segnalerebbero infatti che i tamponi fatti nelle ultime due settimane riguarderebbero unicamente i casi così gravi da richiedere un ricovero.

Servono più tamponi in Lombardia

Significative in tal senso anche le parole del professor Carlo Federico Perno dell’ospedale Niguarda di Milano che in conferenza stampa con l’assessore Gallera giovedì 26 marzo ha detto: “Non dimentichiamo che la Lombardia, non per scelta ma per necessità, ha optato per un tamponamento inizialmente sui sintomatici impegnativi, quelli che dovevano poi essere ricoverati”. Secondo l’ipotesi sostenuta da Il Post, così come da molti medici e infermieri, questa sarebbe la pratica tutt’ora in atto. Ai malati con sintomi acuti che però non richiedono un trattamento in ospedale verrebbe detto di rimanere a casa e di autoisolarsi, spesso senza far loro il tampone. Tutto questo a causa del sovraccarico degli ospedali.

L’appello dei sindaci della Lombardia

Con una situazione come quella descritta sembra davvero difficile poter considerare i numeri che vengono diramati ogni giorno come attendibili e soprattutto risulta davvero complicato poter aver una stima di quando questa emergenza potrà rientrare. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, è stato uno dei primi a segnalare questa falla nel sistema di gestione della crisi. Dello stesso tenore anche le dichiarazioni fatte dal sindaco di Nembro, un altro dei comuni più colpiti, al Corriere della Sera.

La lettera di Fontana

Giovedì 26 marzo, il governatore della Lombardia Fontana ha inviato una lettera al Comitato Tecnico Scientifico per l’emergenza chiedendo che le disposizioni sui casi a cui fare tamponi fossero cambiate. Non avendo ricevuto risposta la prassi sui tamponi rimarrà quella attualmente in atto. Il problema, per Il Post, è che la Lombardia non stia già applicando quanto già previsto e dunque, oltre agli asintomatici, il vero dramma è per i tanti sintomatici acuti fuori dagli ospedali.