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D'Uva: "Draghi? L'ultimo governo tecnico non ha lasciato bei ricordi"

D'Uva Draghi governo tecnico

"No al governo tecnici di Mario Draghi, ricordiamoci dei precedenti", così parlò Francesco D'Uva.

Continuano le consultazioni di Mario Draghi e c’è grande attesa per l’appuntamento con la delegazione del MoVimento 5 Stelle che avverrà nella giornata di oggi, 6 febbraio. I parlamentari pentastellati sono più che mai divisi e attendono mosse dai vertici per potersi schierare in maniera chiara e netta: c’è un’ala governista, incarnata principalmente da Di Maio, e una frangia che intenderebbe tenere fede ai vecchi capisaldi del MoVimento, dal VaffaDay all’Europa delle lobby. Il leader maximo in questo caso è senza dubbio Alessandro Di Battista. Beppe Grillo è sceso a Roma per cercare di tenere insieme i pezzi e Davide Casaleggio invoca il voto su Rousseau. Insomma una situazione quanto mai contorta, cui si aggiungono le tante dichiarazioni e i tweet dei parlamentari grillini, come quella del deputato questore Francesco D’Uva che al Tg1 ha dichiarato di non vedere di buon occhio un governo tecnico a guida Draghi, visto che il precedente, quello di Mario Monti “non ha lasciato bei ricordi”.

D’Uva: “No a governo tecnico”

“Il MoVimento 5 Stelle – ha detto D’Uva su Rai1 – in questi anni ha portato avanti determinate battaglie, una tra tutte il reddito di cittadinanza. Noi vogliamo un governo politico che permetta di continuare a portarle avanti. Non siamo assolutamente d’accordo su un eventuale governo tecnico e lo stiamo dicendo in maniera molto chiara ormai da diversi giorni”. L’ultimo governo tecnico – continua – non ha lasciato bei ricordi nel Paese, io credo che dobbiamo sgombrare il campo da questa ipotesi”.

Non si può non notare che il racconto della realtà politica messo in piedi da D’Uva non tenga conto del differente scenario e del tipo di intervento richiesto ad un eventuale governo tecnico. Non sarà, ad oggi, un esecutivo di tagli e austerità come fu quello Monti, ma un governo – politico o tecnico che sia – che dovrà investire e spendere dei fondi che arriveranno dall’Europa. Già le condizioni di partenza sono molto diverse, basti guardare lo spread che prima di Monti era quasi a quota 600, mentre prima dell’incarico a Draghi era a 116.

“Sarebbe un modo anche per tranquillizzare gli italiani – conclude D’Uva – perché gli esponenti delle forze politiche sono i rappresentanti dei cittadini e la loro presenza evita di fare sentire questi ultimi commissariati invece che pienamente rappresentati. È questo che può tenere unito il Paese”.