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Rocco Casalino: "Con Conte alle elezioni si farebbero cose incredibili"

Speculazione in Borsa, Casalino si difende

Rocco Casalino racconta la sua esperienza come portavoce di Conte ed esprime il suo desiderio di vederlo all'interno del Movimento Cinque Stelle.

In un’intervista al Corriere della Sera Rocco Casalino ha raccontato la sua esperienza da portavoce dell’ex Premier Giuseppe Conte parlando di un percorso impegnativo e faticoso, soprattutto nel 2020 a causa della pandemia in corso. Non ha mancato di definire l’avvocato pugliese come “una persona che ha il dono di arrivare al cuore e questo lo renderà diverso da tutti i presidenti del Consiglio“.

Rocco Casalino su Conte

A dimostrarlo, ha sottolineato Casalino, c’è stata la commozione generale a Palazzo Chigi al momento del suo addio ma anche la quantità di visualizzazioni del suo videomessaggio pubblicato all’indomani dell’insediamento del nuovo Presidente Draghi: “Numeri pazzeschi che non fa nessuno al mondo“.

Quanto al futuro politico di Conte, ha spiegato che secondo lui sarebbe una risorsa importantissima per il Movimento Cinque Stelle ma la scelta tocca a lui e alla forza politica. Con lui in una campagna elettorale, ha continuato “si possono fare cose incredibili“. Tra le peculiarità dell’ex Premier ha citato l’essere una persona vera, il metterci la faccia in ogni situazione e l’aver avuto il coraggio di essere andato a trattare a Bruxelles “ottenendo il risultato migliore di tutti” ma anche di aver affrontato migliaia di operai arrabbiati all’Ilva di Taranto. “Una macchina da guerra, uno stakanovista assoluto, capace di lavorare 18 ore“, ha aggiunto.

Quanto all’idea di fare il portavoce anche di Mario Draghi, ha affermato che la sua figura stonerebbe e avrebbe “il timore dell’effetto Mario Monti col cagnolino in tv da Daria Bignardi“. A chi lo ha accusato di errori nella comunicazione, in primis dell’uscita dei dpcm prima della loro firma, si è detto convinto che anche con la nuova amministrazione ciò sarà inevitabile: “Noi ci raccomandavamo di non farli uscire ma come li mandavamo ai ministeri e ai vari uffici venivano resi pubblici“.