Argomenti trattati
Il primario di Malattie infettive all’ospedale Garibaldi di Catania, il professor Bruno Cacopardo, ha denunciato attraverso Open la difficile situazione emergenziale che sta vivendo in questi giorni il suo nosocomio a causa del covid. “Siamo sommersi – ha detto – la situazione è incandescente, il mio reparto è già pieno di malati covid. Se domani dovesse venire un paziente che sta male, non potrei ricoverarlo. Abbiamo persino dovuto riaprire alcune aree dell’ospedale chiuse da mesi e ora dobbiamo fare i conti con la mancanza di medici”.
- LEGGI ANCHE: Lazio, Lombardia e Piemonte verso la zona gialla dal 3 gennaio: anche la Sicilia a rischio
Il primario di Catania sui no vax
Una situazione purtroppo già vista nel recente passato del nostro Paese e che potrebbe ulteriolmente aggravarsi dopo le festività di Capodanno. “Lo farò in ospedale – dice il medico di Catania – La notte tra il 31 dicembre e l’1 gennaio ci sarò io, visto che ormai non c’è quasi più nessuno e bisogna coprire i medici in quarantena. Non avendo più personale sufficiente, arriveremo a dover spostare medici di altri reparti“.
No vax, l’appello del primario di Catania
Lo scenario descritto dal primario del Garibaldi di Catania è purtroppo ulteriolmente appesantito dalla presenza di moltissimi no vax tra le fila dei suoi pazienti, molti dei quali mostrerebbero un atteggiamento ostile malgrado l’evidente necessità di cure. “Sono aggressivi – ha spiegato Cacopardo – Ci minacciano, ci strappano le bardature, qualcuno rifiuta i trattamenti, altri ci aggrediscono se prendiamo una vena. Ci dicono non voglio essere toccato. Ma ci spiegate come facciamo a lavorare così, in queste condizioni? In area non critica abbiamo il 60 per cento di non vaccinati, il resto sono pazienti anziani, fragili o immunocompromessi vaccinati. Ma nelle terapie intensive e sub-intensive sono quasi esclusivamente no vax. Tutti i pazienti più gravi, infatti, sono non vaccinati”.
Il primario di Catania lancia l’appello contro i no vax
Infine il primario catanese si sofferma sul lungo e travagliato percorso fin qui svolto, ricordando che le forze stanno per finire. “Chi lavora in area Covid da due anni è provato. Mettersi quella tuta per così tante ore, mi creda, è pesante. A questo aggiunga il fatto di aver dovuto rivedere drammaticamente i turni di tutto il personale sanitario perché molti sono i medici in quarantena. Insomma – ha concluso – se continua così, la situazione rischia di sfuggire di mano”.