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Riccardo Bani, Ceo&Founder di Veos: "Come possiamo evitare l'aumento delle bollette"

Intervista a Riccardo Bani

Riccardo Bani CEO&Founder di Veos spiega in un'intervista a Notizie.it i motivi del rincaro delle bollette di luce e gas e le possibili strategie per evitarne altri in futuro.

In un’intervista a Notizie.it, il fondatore e amministratore delegato di Veos Riccardo Bani ha chiarito le ragioni legate all’aumento delle bollette di gas ed elettricità, illustrato le possibili soluzioni per far fronte al rincaro e spiegato come avere un comportamento sostenibile nell’utilizzo delle risorse energetiche.

Cos’è Veos?

Veos è una realtà nata alla fine del 2013 e divenuta operativa dal gennaio 2014 che si è posta l’obiettivo di ottimizzare le risorse energetiche ed ambientali riducendo i consumi e gli sprechi per far diminuire le spese dei consumatori, migliorare la qualità dell’ambiente in cui viviamo e avere anche impatti positivi sotto il profilo sociale ed economico.

Quali sono le cause dell’aumento delle bollette del gas?

Il caro delle bollette del gas non è legato, come ho sentito spesso dire in queste settimane, alla transizione ecologica-energetica, bensì ad una situazione di ridotta quantità di gas. Rispetto al passato, quando i contratti di approvvigionamento venivano fatti su un arco temporale molto lungo, la liquidità e la liberalizzazione del nuovo quadro normativo hanno portato molti operatori in Europa ad approvvigionarsi anche tramite contratti di breve termine.

Nei momenti di alta liquidità della materia prima, ciò genera una serie di benefici sui prezzi; quando invece, come nell’anno passato, si è dovuto fare i conti con un clima rigido, una riduzione delle estrazioni di gas e il mancato avviamento di alcune infrastrutture importanti, si viene a creare una tensione sulla quantità di gas naturale disponibile.

Una situazione in parte dovuta anche al quadro geopolitico da cui si approvvigiona il gas: in Europa siamo importatori netti di gas e le controparti sono la Russia, la Libia e l’Algeria (paesi che da una parte hanno un fabbisogno sempre crescente di gas ma che dall’altra possono anche avere comportamenti speculativi difficili da gestire).

Quali invece quelle legate all’aumento delle bollette dell’elettricità?

Il rincaro dei prezzi dell’energia elettrica è direttamente collegato a quello del gas: nonostante gli sforzi per il ricorso a fonti rinnovabili, per un gran numero di ore dell’anno il prezzo dell’elettricità è fatto dagli impianti che usano combustibili fossibli tra cui gas naturale. Se il prezzo di quest’ultimo sale, va da sé che aumenta anche quello dell’energia elettrica.

Un secondo fattore è legato ai sisitemi di produzione, che rientrano nel meccanismo ETD (Emission trading sistem) e sono obbligati ad acquistare i diritti ad emettere CO2. Dato che il suo prezzo è passato da 5/6 euro a tonnellata a circa 60 euro a tonnellata, di conseguenza sale anche quello dell’energia elettrica.

Quali sono le possibili soluzioni per far fronte al rincaro?

La prima strada, più facilmente attivabile, è quella di individuare, tra i competitors, i fornitori che consentono di un prezzo più basso. La seconda, più importante, è quella di ridurre i consumi di elettricità e gas.

Quanto possono aiutare in questo percorso l’apporto della tecnologia e la digitalizzazione?

Io credo che la digitalizzazione potrà aiutare la riduzione dei consumi o, meglio ancora, la loro ottimizzazione. Per esempio un’abitazione che ha un modulo fotovoltaico, che ha trasformato la propria caldaia in una pompa di calore e che ha una colonnina elettica per ricaricare la propria auto, già di per sé conribuisce ad apportare benefici ambientali ed economici.

Il consumatore ha però anche delle opportunità ulteriori, perché il suo comportamento attivo nella gestione di queste apparecchiature (tramite piattaforme o software) gli permetterà in futuro di essere in grado di adeguare il proprio modello di consumi a quello di produzione e quindi di godere di benefici economici (già oggi è così per le industrie virtuose).

Se tutti noi, imprese e consumatori, riuscissimo ad applicare questa attenzione, che futuro immagina per il nostro pianeta?

A livello pianeta, noi oggi immettiamo in atmosfera circa 37 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno e 14 di altri gas clima-alteranti. L’Italia contribuisce con 428 milioni di tonnellate di CO2 di cui 100 milioni nella climatizzazione, altrettanti nella mobilità e il resto nei settori indutriali. L’obiettivo che ci siamo dati è quello di arrivare, nel 2050, a una situazione di neutralità climatica (capacità di riassorbire tutto ciò che immettiamo nell’atmosfera).

Gli investimenti in innovazione tecnologica e in tutto ciò che porta alla decarbonizzazione avranno un effetto positivo sulle tasche delle nostre imprese e delle nostre famiglie: le prime potranno godere di maggiore competitività e le seconde di maggiori risorse da utilizzare in altre direzioni.

Ciò permetterà inoltre di andare nella direzione che ci siamo prefissati: se la proposta della Commissione Europea verrà recepita dal Parlamento, i settori trasporti e riscaldamento dovranno tener conto che ogni tonnellata di CO2 che immetteranno nell’atmosfera varrà 60 euro, costo che oggi non viene interiorizzato. Questo causerebbe aumento dei prezzi dei trasporti che graverebe sulle famiglie.

Questo è il momento di agire: in ambiente, energia e digitale, i tre settori di cui ci occupiamo, noi abbiamo investito proprio per trovare delle soluzioni che vanno nella direzione di ridurre la spesa e la decarbonizzazione.

Se c’è una cosa che contesto della comunicazione collegata alla sostenibilità è che spesso si danno, giustamente, dei messaggi allarmisti per scuotere le coscienze dei cittadini ma non si fa passare il messaggio che qualcosa è ancora possibile farlo per mettere in sicurezza il pianeta. Secondo lei abbiamo ancora tempo per salvarlo?

Io sono ottimista per natura e le tecnologie e la voglia di investire da parte delle imprese non mancano. Sono quindi convinto che si possa ancora intervenire per perseguire i nostri obiettivi perché abbiamo le soluzioni tecnologiche per poterlo fare. Ovviamente dobbiamo decidere in maniera comunitaria e collettiva di andare in questa direzione, a partire dal comportamento dei singoli fino a segnali a livello politico-governativo. Il tempo non è tanto: iniziamo a correre.