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Obiettivo 300mila tamponi al giorno: il piano di Crisanti

Crisanti Vaccino antinfluenzale

Coronavirus, l'obiettivo ora è fare 300mila tamponi al giorno. Crisanti: "Dobbiamo prevenire, per limitare nuove chiusure e quarantene"

Obiettivo 300mila tamponi al giorno: è ciò che è nato da una chiacchierata tra il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, e il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. Si chiama “Piano nazionale di sorveglianza” ed è stato messo a punto dal professor Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia di Padova, che, al Corriere, ha spiegato di cosa si tratta.

Obiettivo 300mila tamponi

“Il ministro D’Incà e il sottosegretario Sileri mi hanno chiesto cosa fare per affrontare la nuova ondata di contagi -spiega Crisanti-. Ho dato il mio contributo di idee e loro mi hanno sollecitato a mettere tutto nero su bianco. La base è passare dai 70-75 mila tamponi al giorno in Italia, con punte sporadiche di 90 mila, a 300 mila. È indispensabile soprattutto in questa fase intermedia tra i casi legati ai rientri dalle vacanze e la vigilia della riapertura delle scuole. Dobbiamo prevenire, per limitare nuove chiusure e quarantene.” E per quadruplicare il numero di tamponi, serviranno nuovi laboratori: “il mio piano prevede di attivare venti nuovi laboratori in ogni regione, in grado di arrivare a processare 10 mila tamponi al giorno e coordinati dal governo”.

Il piano di Crisanti

Per Crisanti, l’organizzazione dei tamponi andrebbe centralizzata. “Perché sia efficace -spiega- è necessario che la strategia e la sua applicazione siano adottate in maniera omogenea in tutta Italia. Adesso ogni Regione va per conto proprio, generando un caos figlio di decisioni anche sbagliate, che incidono sulla salute di tutti. E poi i laboratori aggiuntivi serviranno pure ad aumentare la sorveglianza nelle scuole, negli uffici pubblici e alle frontiere, con l’ obiettivo di intercettare i casi di importazione. Per tagliare i costi, dovranno prodursi i reagenti in house, come facciamo a Padova. Così si evita anche di dipendere da chi li produce”. E chi li analizzerà? Per il professore la risposta è facile: “È pieno di universitari desiderosi di partecipare alla lotta al Covid-19”.