> > Scoperto un nuovo quasar a oltre 13 miliardi di anni luce dalla terra

Scoperto un nuovo quasar a oltre 13 miliardi di anni luce dalla terra

scoperto un nuovo quasar

Il quasar è il più distante mai rilevato dagli astronomi. Darebbe uno spaccato di com'era il nostro universo quando aveva circa settecento milioni di anni.

Una recente scoperta, che si aggiunge a quella del cosiddetto “pianeta zucchero filato”, ha travolto il mondo dell’astronomia e della scienza tutta. Si tratta del quasar più lontano mai rivenuto. Quest’ultimo si trova ad una distanza in redshift uguale a 7.6423±0.0013, oltre 13 miliardi di anni luce.

Cosa sono i quasar

I quasar sono gruppi di stelle, delle galassie, caratterizzati da un nucleo estremamente luminoso e una forte emissione radio. Poiché si trovano a miliardi di anni luce, quello che riusciamo ad osservare di loro è solo il nucleo. Ciò le fa apparire come un corpo puntiforme, una sorta di stella.

Secondo gli studiosi, essi ci mostrerebbero la fase iniziale dello sviluppo dell’universo. Il loro attuale aspetto è quello che avevano miliardi di anni fa. Grazie al quasar appena scoperto, abbiamo un frammento di come doveva essere l’universo quando aveva “solamente” quasi settecento milioni di anni.

La nuova scoperta

Il quasar recentemente trovato è il più lontano mai individuato dalle ricerche degli astronomi. È stato possibile individuarlo grazie alla presenza di un buco nero centrale. Quest’ultimo è, infatti, estremamente massiccio, 1.6 miliardi di volte in più del Sole. Emana, inoltre, una luminosità mille volte più intensa di quella di tutta la Via Lattea.

A parlare della nuova sensazionale scoperta è un articolo di Media INAF. Le ricerche sono state svolte da un gruppo internazionale di astronomi. Hanno lavorato in Cile, dove si trova il telescopio Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (Alma). Hanno poi utilizzato, sempre in Cile, il Gemini South e alle Hawaii il Magellan Baade, il Gemini North e il W.M. Keck.

Grazie a queste potenti e sofisticatissime tecnologie gli scienziati sono riusciti a determinare con estrema accuratezza la distanza del nuovo corpo celeste. La scoperta è stata per la prima volta esposta all’ultimo recente incontro dell’American Astronomical Society. E’stato, inoltre, riportato tutto in un articolo ora selezionato per la pubblicazione dall’Astrophysical Journal Letters.

L’esplorazione dell’universo sembra, però, non potersi fermare qui. Vi è, infatti, la probabilità di altre sorprese all’orizzonte. È questo ciò che si evince dalle dichiarazioni a Media Inaf di Roberto Decarli, ricercatore all’Inaf di Bologna e coautore della ricerca.

È teoricamente possibile trovare oggetti a distanze maggiori. Inoltre, empiricamente, il fatto che ora conosciamo tre quasar a redshift vicino a 7.5, tutti con buchi neri nell’ordine del miliardo di masse solari, suggerisce che quasar con buchi neri un pochino più piccoli siano già presenti nell’Universo ancor più giovane”.

Decarli, tuttavia, espone anche le difficoltà di ipotetiche ulteriori ricerche. I quasar più piccoli sono estremamente meno comuni. Per di più, mano a mano che diminuiscono di massa sono sempre meno visibili, diventando praticamente non visibili nell’ottico. Ciò renderebbe essenziale utilizzare profonde immagini multi-banda su ampie porzioni di cielo, vale a dire su migliaia o decine di migliaia di gradi quadri. Tali rilevazioni dovrebbero, inoltre, comprendere anche la luce nel vicino infrarosso.