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Sciopero dei corrieri Amazon. A Milano continua la protesta

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Sciopera il personale di Rpost, una società che lavora per conto di Amazon a Milano. Uniti gli addetti alle consegne e la Filt Cgil.

Da giorni è stato indetto lo sciopero del personale di Rpost, una società che lavora per conto di Amazon a Milano. Circa 100 dipendenti che lavorano per Amazon in tre stabilimenti diversi a Nicolodi, a Toffetti e ad Origgio, dove vengono ricevuti gli ordini dei clienti della multinazionale e da dove ripartono i corrieri. Sono stati gli addetti alle consegne a decidere lo sciopero, insieme alla Filt Cgil.

L’agitazione sta interessando dalla mattina di ieri la sede Nicolodi che si trova in zona Affori. Da qui partono le consegne del servizio ultraveloce “Amazon Prime”. Alle 6.30 di mattina ben cinquanta lavoratori si sono presentati davanti ai cancelli per protestare contro la multinazionale. Ed oggi hanno promesso di continuare la protesta anche nei prossimi giorni, a nulla è servito il tentativo di discussione di ieri di Cristina Tajani, l’assessore al Lavoro del Comune di Milano .

I lavoratori vogliono avere un contratto adeguato sia per il settore della distribuzione, del recapito e dei servizi postali e sia per quello del trasporto e della logistica. Il contratto applicato fino ad oggi va loro stretto, perché andrebbe applicato a chi consegna pacchi inferiori ai 5 chili di peso, ma questo sarebbe il minore dei problemi. Ogni giorno questi lavoratori consegnano tra i 150 e i 180 pacchi. Ad oggi alcuni di essi, si troverebbero al termine di due anni di straordinari non pagati.

Protestiamo perché chiediamo che ci venga applicato il contratto di trasporto merci e logistica, anziché quello di postini. Dopo aver firmato il pre-accordo, RPost non ne ha voluto più sapere. Sono saltate le trattative sindacali, ed eccoci qui” spiega Fabio Galesi, uno degli addetti alle consegne.

Il contratto a cui aspirano gli scioperanti comporterebbe un aumento di retribuzione da una media di 1.300 euro a circa 1.500 euro, “ma dà anche maggiori tutele, ad esempio la garanzia del pagamento dei contributi da parte della committenza in caso di problemi con la ditta che ha il subappalto per le consegne” ha dichiarato Alessio Gallotta di Filt-Cgil.

Infatti la trattativa con la società appaltatrice di Amazon era iniziata lo scorso maggio, dove il sindacato aveva raccolto le denunce di alcuni corrieri che hanno sostenuto di avere superato le 15 ore di lavoro giornaliere. A queste si aggiunge il ritmo sfrenato che obbliga i corrieri a scegliere i percorsi più veloci, comprese le Ztl o l’area C. Il 13 giugno le parti hanno firmato un accordo che stabiliva il passaggio al contratto della logistica dal primo luglio. Poi Amazon ha cambiato idea e la Filt-Cgil ha annunciato mobilitazioni con le dovute azioni legali per riconoscere ciò che spetta ai lavoratori.

Azienda e sindacato non sono ancora riusciti a giungere ad un accordo. anche perché l’azienda continua a contestare la rappresentatività di Filt Cgil. Attenzione quindi ai vostri ultimi ordini Amazon, subiranno ancora dei ritardi.