> > Sergio Marchionne non sarebbe morto a causa di un tumore

Sergio Marchionne non sarebbe morto a causa di un tumore

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Secondo quanto rivelato da La Stampa, due arresti circolatori sarebbe stati fatali per l'ex ad Fca, deceduto la mattina del 25 luglio.

La morte di Sergio Marchionne, avvenuta il 25 luglio, ha colpito l’opinione pubblica italiana e internazionale. Le condizioni di salute del dirigente di 66 anni erano apparse subito critiche dopo il comunicato del 21 luglio, in cui si annunciavano i cambiamenti ai vertiti di Fca, diffuso dalla Società stessa. La nota scritta da John Elkann, che usava il tempo passato per riferirsi a Marchionne, aveva fatto comprendere quanto fosse grave il quadro clinico. Nelle ore immediatamente successive, complici le indiscrezioni sul peggiorare dello stato dell’ex ad, erano circolate diverse ipotesi su quale male avesse colpito l’uomo alla guida di una delle più importanti aziende italiane. E’ doveroso sottolineare che mancano conferme ufficiali.

Problemi cardiocircolatori

Sergio Marchionne è morto nella clinica universitaria di Zurigo, dove era stato ricoverato il 28 giugno scorso per sottoporsi a un intervento chirurgico alla spalla destra. Accanto a lui, la compagna Manuela Battezzato e i due figli, Alessio e Tyler. Secondo quanto riferisce La Stampa, l’ex ad Fca sarebbe stato stroncato da due arresti cardiaci. Il quotidiano torinese afferma che “secondo fonti dell’ospedale il tumore non è la causa del decesso”. Il manager avrebbe avuto un primo arresto cardiaco, causato da una complicazione inaspettata dopo l’operazione alla spalla. Ricoverato in Rianimazione, un secondo attacco cardiocircolatorio sarebbe stato letale.

Marchionne colpito da un tumore

Nei giorni scorsi, era circolata l’ipotesi che un tumore fosse la causa del grave malessere di Sergio Marchionne; la tesi sembrava essere supportata da una lettera, indirizzata al Corriere della Sera, scritta da Franzo Grande Stevens, avvocato della famiglia Agnelli e amico dello scomparso dirigente italo-canadese. Dalle parole dell’avvocato, preoccupato per il ricovero dell’ex ad, traspaiono stima e considerazione per Marchionne. “Il dolore per la sua malattia è indicibile. Quando dalla tv di Londra appresi il giovedì sera che egli era stato ricoverato a Zurigo- rammenta Grande Stevens al Corriere della Sera– pensai purtroppo che fosse in pericolo di vita. Perché conoscevo la sua incapacità di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette”. Nonostante l’apprensione, l’avvocato si era sentito rassicurato nel sapere che il ricovero era dovuto a un intervento alla spalla, finché “da Zurigo ebbi la conferma che i suoi polmoni erano stati aggrediti e capii che era vicino alla fine”.

Secondo Lettera 43, un cancro avrebbe causato la morte di Sergio Marchionne ma il tumore non sarebbe stato localizzato ai polmoni, bensì alla spalla; l’ex amministratore delegato di Fca inoltre avrebbe saputo di essere malato di sarcoma, un tumore maligno piuttosto invasivo. Le condizioni in cui versava erano preoccupanti, tanto da far ritenere difficile la buona riuscita dell’intervento, anche perché Marchionne sarebbe stato “debilitato da un cronico problema alla tiroide per cui prendeva quotidianamente dei farmaci”, si legge sul sito web. Durante l’operazione- riferisce sempre Lettera 43-, la situazione è precipitata: Marchionne sarebbe stato colpito da embolia cerebrale, cadendo in coma.