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Si chiamava Giulia Cecchettin, ma potevamo essere tutte noi

giulia cecchettin

Era solo una giovane donna che si stava per laureare realizzando uno dei suoi sogni: tutte noi potevamo essere Giulia Cecchettin.

La verità è che siamo tutte un po’ Giulia, tutte noi potevamo essere quella “vittima numero 105 dall’inizio del 2023”. Già, proprio così recita il report settimanale del Ministero dell’Interno e non ci sono campagne antiviolenza o panchine rosse che tengano.

Ci abbiamo sperato, qualcuno ha pregato, che Giulia potesse tornare a casa e far tirare un sospiro di sollievo ai suoi cari, ma in fondo, o forse neanche troppo in fondo, tutte noi sapevamo come sarebbe andata a finire. Sapevamo che quella notifica che annunciava la notizia del ritrovamento del cadavere di Giulia prima o poi sarebbe arrivata.

I fatti li conosciamo tutti: Giulia è stata portata via dalla sua famiglia e il suo carnefice è stato una persona che lei conosceva benissimo, una persona di cui si fidava, una persona che mai, secondo lei, e non solo, le avrebbe potuto fare del male. E invece niente è andato come lei si aspettava. E questa è volta è capitato a Giulia, ma domani potrebbe capitare a chiunque di noi, se le cose non cambiano.

Si perchè oltre al dolore per la morte di una figlia, una sorella, un’amica, l’omicidio di Giulia, perchè di questo stiamo parlando…OMICIDIO, riapre il tema della lotta ai femminicidi in Italia, una lotta ancora troppo flebile, una situazione ancora troppo precaria, una situazione che permette al contatore di arrivare a quota 106 nel mese di novembre (a quanto chiuderemo l’anno?), una cifra preoccupante che lascia deluse, arrabbiate e impaurite tutte le donne d’Italia.

Ora che Giulia non c’è più, è il momento di andare avanti, per lei e per tutte le altre donne come lei. E’ il momento di imparare da questa storia che le cose vanno chiamate con il loro nome: che Giulia e Filippo non erano “scomparsi” ma che Giulia era stata “rapita” dal suo ex fidanzato geloso e possessivo; che Filippo Turetta non è stato colto da raptus, ma ha pianificato tutto: l’ha abbandonata e si è messo in fuga. Quindi, ora che Giulia non potrà più tornare indietro, adesso che Giulia si è sacrificata per tutte noi, rendiamole giustizia facendo in modo che quel contatore si blocchi, che nessuna di noi debba avere paura, debba mandare la posizione in tempo reale alle amiche o fingere una telefonata per poter scappare: facciamo in modo che le donne possano essere libere di vivere la propria vita senza paura. Facciamo in modo che nessuna di noi debba sentirsi “solo più fortunata” di un’altra, più fortunata di Giulia Cecchettin, di Giulia Tramontano, di Martina Scialdone, di Francesca Romeo e di tante altre.