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Uccisa e stuprata la 18enne Lavinia Simona: il caso di Arese

omicidio

La morte di Lavinia Simona Ailoaiei "Dora", la prostituta lolita. Morte perpetuata da un ragioniere con parafilie sessuali sadiche

La storia di Lavinia Simona Ailoaiei, 18 anni, di Flamanzi Moldavia è a dir poco scioccante. Lavinia, che si fa chiamare Dora, giunge subito dopo la mezzanotte al motel di Olgiate Olona. Lavinia fa la prostituta. E oggi incontrerà il suo carnefice. Alla reception esibisce il documento ove è scritto il suo nome reale. Così, Dora percorre il corridoio del motel fino a raggiungere la stanza a lei predestinata. Ella indossa il suo abito rosa confetto per interpretare al meglio il ruolo di “lolita”, la bionda escort bambina degli annunci sul web.

Omicidio, Andrea Pizzocolo

Dall’altra parte della porta, quel venerdì 6 settembre 2013, ad attendere Dora c’è un uomo di mezz’età tatuato nel corpo con i capelli grigi raccolti con una coda. Svolge la professione di ragioniere, ha una fidanzata di origine brasiliana e una figlia di cinque anni. Vivono in una casa ad Arese, nei pressi di Milano. L’uomo, registrato alla reception con la carta d’identità del collega, Giorgio Galparoli, in realtà è Andrea Pizzicolo-segni particolari: essere un cultore della parafilia più estrema. Una parafilia che prevede il sadismo sessuale. Così, Pizzicolo cela delle fascette elettriche sotto il lenzuolo bianco mentre Dora si accomoda sul letto proprio come vuole il copione dell’amore a pagamento e comincia il calvario fino alla morte di Lavinia.

Omicidio, il video dell’orrore

L’omicida di Dora, la prostituta-bambina rumena ha scheda di memoria con un video: “Lavinia”. Così gli investigatori hanno intitolato la prova evidente del terribile omicidio. Ore di sesso estremo, sevizie, e infine, il decesso di Lavinia. Nel video, registrato dallo stesso Pizzocolo, si vede l’umo torturare la ragazza utilizzando corde per il bondage, falli finti, e poi strangolarla con una fascetta da elettricista intorno alla gola durante un rapporto orale.

Lavinia inizia a non sentire più un soffio di ossigeno mentre l’omicida la finisce con un cuscino sulla faccia. Sono ben tre ore di girato estratte con un magistrale montaggio, utilizzando quattro telecamere ad alta risoluzione, che Pizzocolo ha installato nella stanza del motel con una mini telecamera a fibra ottica nascosta nel cinturino del suo orologio.

Pizzicolo lascia il motel dove si è registrato sotto falso nome e si dirige verso un altro, che conosce bene e nel quale non può essere disturbato, per trasportare il corpo della piccola Lavinia. Poi, non soddisfatto del suo sesso al limite del sadismo, dopo aver piazzato telecamere ovunque nella stanza del motel scelta, inizia ad avere rapporti sessuali con il cadavere.

Il turpe omicida manovra il corpo di Lavinia come se fosse una bambola gonfiabile, ci parla, perfino, facendo battute denigranti e deridendo quel corpo tristemente inerme. Poi, trasporta il cadavere della ragazza sopra un mobile e si addormenta. Il giorno seguente, Pizzicolo lascia il corpo in un un campo, con una salvietta sugli occhi come per dire: “Ora puoi pure non guardare più”- tipico del “rimorso” dei serial killer nel momento dell’abbandono del cadavere.

Gli investigatori in casa del ragioniere ad Arese trovano 88 fascette da elettricista: “Lo chiamano gioco erotico, bondage, ma lui aveva intenzione di uccidere quella ragazza” – spiega il capo della squadra mobile di Lodi, Alessandro Battista, che in casa ha trovato 87 fascette stringifili zigrinate, due di queste usate per soffocare Lavinia. Poi due computer con 700 gigabyte di filmati, ossia 400 filmati pornografici che ritraggono Pizzocolo che fa sesso con ragazze di giovane età come Lavinia, bianche, molte cinesi e rumene. Difatti, per la stampa Pizzocolo diventa un potenziale serial killer, sospettato anche dell’omicidio di Yara Gambirasio la ginnasta 13enne di Brembate di Sopra.

Omicidio, ipotesi snuff movie

L’ipotesi che l’omicidio di Lavinia fosse il prodotto di un filmato destinato al commercio di video snuff – i filmati che mostrano l’agonia di una donna o, nei casi più drammatici, di bambini mentre vengono torturati e abusati. Di quest’ipotesi immediatamente fagocitata dai giornali locali, non si trovano riscontri ben proibiti sul web se non nei siti “dark web” diventa sempre più una pista probabile, anzi, certa. Sul conto di Pizzicolo, difatti, è stato rilevato un conto stratosferico. Conto, che non può possedere un semplice ragioniere della ditta Hydronic.

Il processo

Pizzicolo ha spiegato con i suoi modi pacifici che non voleva uccidere Dora e non ricorda come sia stato possibile. La sua difesa punta tutto sulla parziale infermità mentale dovuta sulla dipendenza dalla droga e dall’ossessione del sesso. Difatti Pizzicolo ai magistrati ammette che quella notte aveva preso cocaina e GBL – adoperato come stupefacente nei casi di stupro – Così bastano pochi milligrammi per indurre una sonnolenza alla quale prosegue una vera e propria perdita di memoria.

Questo fa da contrasto a ciò che si evince nel filmato del motel, mostrato al processo in cui il ragioniere appare sempre lucidamente padrone di sé.

Difatti, il pubblico ministero, Raffaella Zappatini conferma e spiega: “Per Pizzicolo, come tutti i necrofili, Lavinia era solo un giocattolo da muovere come più gli piaceva, su cui esercitare la propria smania oppressiva. L’imputato non si capacita di essere in cella solo perché omicida di una prostituta romena. Il suo futuro è in carcere, da oggi fino a quando lo vorrà Dio”. La corte, infine, riconosce Andrea Pizziocolo, colpevole di tutti i capi d’accusa e lo condanna all’ergastolo.