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Usa, Joe Biden replica all'indagine sui documenti riservati

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Le indagini della Procura sui documenti riservati trovati nella casa di Biden in Delaware hanno confermato che non sarà formulata un'accusa penale

La Procura ha pubblicato giovedì il rapporto di Robert Hur, il consulente speciale incaricato di indagare su come i documenti riservati siano finiti nella casa del presidente americano in Delaware.

L’indagine sui documenti riservati a casa di Biden

Da una prima analisi emerge che le prove raccolte sono insufficienti per formulare un’accusa penale. Robert Hur ha spiegato di aver trovato dimostrazioni del fatto che Biden abbia intenzionalmente conservato e divulgato informazioni sensibili dopo aver lasciato la vicepresidenza nel 2017, aggiungendo tuttavia che non sono sufficienti per “stabilire la colpevolezza al di là di un ragionevole dubbio“. Il consulente ha inoltre dichiarato di aver scelto di non presentare accuse penali, dopo un’indagine durata 15 mesi, perché il presidente ha collaborato e perché sarebbe stato difficile da condannare, descrivendolo come un “uomo anziano e ben intenzionato, con una scarsa memoria“.

La risposta del presidente

Il presidente non ha accolto con favore i commenti di Hur, rispondendo che la sua “memoria era a posto“. Durante la conferenza stampa alla Casa Bianca si è scagliato contro l’insinuazione secondo cui si sarebbe dimenticato di quando suo figlio Beau era morto, specificando che l’accusa di aver intenzionalmente conservato il materiale classificato era “semplicemente sbagliata“. Al di là delle polemiche, il rapporto della Procura assicura che Biden non rischierà il carcere per aver maneggiato in modo scorretto documenti governativi sensibili. La stessa cosa non si può dire del rivale democratico, Donald Trump.

Le accuse contro Trump

Gli avvocati dell’ex presidente hanno depositato presso il tribunale un documento con cui intendono presentare diverse mozioni per archiviare le accuse penali contro Trump, nel caso dei documenti riservati trovati nella sua abitazione di Mar-a-Lago, in Florida. Il team legale ha aggiunto che la difesa sta “ancora valutando le potenziali mozioni” e che queste potrebbero riguardare l’immunità presidenziale, il Presidential Records Act, le autorizzazioni di sicurezza di Trump e “l’accusa selettiva e vendicativa“. Quest’ultima, secondo la legge americana, si applica quando un pubblico ministero viola i diritti processuali di un imputato.