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Uno studio realizzato presso l’università giapponese di Kyoto ha evidenziato che la variante Mu, identificata per la prima volta in Colombia a gennaio 2021 e recentemente classificata dall’Oms come variante di interesse (VOI), è altamente resistente agli anticorpi sia generati sia dall’infezione naturale che indotti dai vaccini anti Covid.
Variante Mu: lo studio dal Giappone
La ricerca ha evidenziato come la mutazione (B.1.621) e la sua versione avanzata (B.1.621.1) mostrino resistenza alla protezione anticorpale. In attesa che venga validata dalla comunità scientifica, si legge che “dimostriamo che la variante Mu è altamente resistente sia ai sieri dei convalescenti, sia a quelli degli individui vaccinati con BNT162b2“. Il vaccino in questione è quello prodotto dalla Pfizer con cui i ricercatori giapponesi, coordinati da Keiya Uriu e Izumi Kimura, hanno condotto le loro analisi.
Variante Mu, lo studio dal Giappone: 7,5 volte più resistente ai vaccini
In particolare hanno osservato che la variante è 12,4 volte più resistente rispetto ai sieri dei convalescenti e 7,5 volte rispetto a quelli degli individui vaccinati. Si tratta di risultati che, hanno aggiunto, aiuteranno a valutare meglio il rischio posto dalla mutazione Mu sia per i vaccinati sia per coloro che hanno avuto l’infezione.
Variante Mu, lo studio dal Giappone: come è stato condotto
Il virologo dell’Università di Milano Bicocca Francesco Broccolo ha spiegato che gli esperti sono giunti a queste conclusioni dopo aver effettuato esperimenti condotti con la tecnica degli pseudovirus. Hanno cioè utilizzato solo la proteina Spike della variante Mu e delle altre varianti con le quali è stata confrontata evitando di utilizzare il virus intero, che sarebbe pericoloso.
Ciò ha permesso di calcolare la resistenza della variante verso gli anticorpi naturali e quelli indotti dai vaccini e di capire che le mutazioni che rendono particolarmente aggressiva la variante Mu sono otto. Fra queste vi sono la E484K, la medesima presente anche nelle varianti Beta e Gamma, la N501Y, presente anche nell’Alfa, e la D950N, presente nella Delta. La più importante di queste ultime, che sembra ridurre la sensibilità a vaccini e anticorpi, è la E484K.
Per il momento si tratta comunque di uno studio effettuato in laboratorio e non di un’analisi sulla popolazione che ha effettivamente contratto la variante, ancora comunque poco diffusa in Europa.