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Il Castello di Glamis in Scozia, leggende e misteri

Glamis Castle

Un po’ di storia Il Castello di Glamis si trova nell’omonimo villaggio scozzese. Sarebbe stato il luogo natale della Regina Madre, madre di Elisabetta II, Elizabeth Bowes-Lyon, la quale trascorse qui gran parte della sua giovinezza; in questo castello venne certamente alla luce la sua secondo...

Un po’ di storia

Il Castello di Glamis si trova nell’omonimo villaggio scozzese. Sarebbe stato il luogo natale della Regina Madre, madre di Elisabetta II, Elizabeth Bowes-Lyon, la quale trascorse qui gran parte della sua giovinezza; in questo castello venne certamente alla luce la sua secondogenita, la Principessa Margaret – scomparsa nel 2012, poco prima della madre –. Dal 1372 il castello è la residenza ufficiale della famiglia di Elizabeth, quella dei Lords di Glamis, successivamente nominati Conti di Strathmore e Kinghorne.

Nella zona sono stati rinvenuti reperti preistorici come la pietra pitta – risalente all’epoca della popolazione dei Pitti tra il VI al IX secolo – detta Eassie Stone, Pietra del vicino villaggio di Eassie, raffigurante cerimonie e rituali.

Tra storia e leggenda

Si dice che in questo luogo, nell’anno Mille, quando il maniero non era stato ancora costruito, il nobile Mac Bethad mac Findlaích, colui che ispirò la celeberrima tragedia shakespeariana di Macbeth, uccise suo cugino, il Re di Scozia Duncan I, per prenderne il posto sul trono. Nel 1034, l’epoca era sempre quella di Macbeth, sarebbe stato ucciso e fatto a pezzi nella Loggia di Caccia Reale, esistente prima del castello, un altro monarca scozzese, Malcom II. Si tratta di vicende storiche sconfinate poi nella leggenda.

Il Castello di Glamis avrebbe avuto anche il suo mostro o il suo vampiro, che non sarebbe stato altro che un povero bambino o ragazzo, figlio del undicesimo Strathmore e Kinghorne, che dal 1821, presumibilmente l’anno della sua nascita, sarebbe vissuto murato vivo in una misteriosa stanza segreta a causa della sua deformità. Ancora oggi lo spettro dello sfortunato giovane griderebbe la sua sofferenza. Non si sa quando egli sia morto, ma nel 1960 il conte dichiarò che si sarebbe portato nella tomba il segreto sulla misteriosa stanza e su chi l’avesse abitata. C’è chi dice che quello delle malattie genetiche, magari mentali, sia una sorta di tabù per la famiglia materna della Regina Elisabetta II: la sovrana ha avuto almeno due prime cugine materne disabili mentali, Nerissa e Katherine, morte praticamente dimenticate in un ospedale psichiatrico. Solo quando la famiglia si degnò di dar loro almeno una tomba decorosa, l’esistenza delle due sorelle venne resa nota alla stampa.

Nella stessa misteriosa stanza di cui abbiamo parlato sarebbero, avvenuti altri fatti terribili ed inconfessabili se non agli eredi maschi della famiglia, una volta compiuti i diciotto anni. Ne scrisse per la prima volta Sir Walter Scott, noto autore di Ivanohe. Lo scrittore, che fu per natura uno scettico, non certo incline a credere ai fenomeni paranormali, nel 1790 ebbe l’occasione di pernottare una volta nel castello – o almeno ci provò, dato che riferì di aver sentito porte che sbattevano inspiegabilmente, non appena si era coricato –; raccontò di aver udito parlare di una stanza di cui solo il conte, il suo primogenito ed erede e un fattore conoscevano l’esistenza e il segreto. Ne parlò anche Lady Rose Bowes – Lyon, zia della Regina Elisabetta II, la quale in un’intervista disse che fin dall’infanzia il nonno e il padre le avevano proibito di toccare quell’argomento. Anche oggi ne sono a conoscenza poche persone. Presumibilmente la stanza si trova in un’ala del castello chiamata “Mad Earls Walk”, i “Conti Pazzi Camminano”, da dove arriverebbero grida e lamenti, sembrerebbe dalla torre.

Se questa stanza esiste davvero, potrebbe essere stata abitata dall’irascibile Beardie, conte di Crawford, considerato la pecora nera della famiglia Strathmore e Kinghorne. Aveva il vizio di giocare a carte e tutti parenti, ospiti e servi, dovevano assecondarlo, per non provocarne l’irritazione. Accadde però che un giorno, detto del Sabba, in cui secondo la tradizione scozzese è vietato ogni vizio per non cadere vittime delle streghe e del Demonio, nessuno avesse accettato di giocare con lui se non il Diavolo in persona, il quale gli si presentò come uno straniero avvolto in un mantello. Quando il Conte Beardie aveva ormai perso tutto, lo “sconosciuto” disse che gli avrebbe dato la possibilità di rifarsi, ma in cambio avrebbe voluto la sua anima. Ovviamente Beardie la perse senza riacquistare il denaro che aveva perduto. In seguito visse nella paura per altri cinque anni finchè non morì e si dice che ad ogni Sabba si odano le sue urla di rabbia e bestemmie come quella volta in cui giocò a carte perdendo tutto il suo denaro col Diavolo: quest’ultimo l’avrebbe condannato a giocare a carte e a perdere per sempre.

Per concludere, la famosa stanza segreta “ospiterebbe” scheletri umani. Nel 1486 i Conti di Strathmore vi avrebbero murato viva senza luce, né cibo né acqua un’aristocratica famiglia, quella degli Ogilvi, che incautamente si era rifugiata presso di loro per sfuggire ad una famiglia rivale. Mesi dopo, un servitore trovò i loro scheletri; un solo membro di quella famiglia era ancora vivo, perché si era cibato della carne dei parenti. Il servitore fuggì dal castello e raccontò la sua raccapricciante scoperta, ma nessuno gli credette e la stanza non venne più trovata. Tuttavia in una parte dell’edificio vi sarebbero dodici finestre non visibili dall’esterno, come se appunto nel castello ci fosse un’altra stanza.

Non è finita qui: si parla di altri numerosi fantasmi che abiterebbero tra queste mura o girerebbero attorno al castello, oltre a quelli che abbiamo già citato. Persino la Regina Madre avrebbe riferito di incontri inquietanti avuti con qualche suo antenato. I fantasmi più celebri di Glamis sono tre: quello della giovane senza lingua – una giovane vissuta nel XVII secolo a cui sarebbe appunto stata amputata la lingua perché non potesse rivelare un segreto della famiglia che le era stato rivelato da uno dei suoi rampolli di cui si era innamorata -; quello rumoroso dello schiavo nero “Jack the runner”, che sempre nel XVII secolo fu ucciso per puro sadismo durante una festa nel palazzo, i cui presenti erano in preda ai fumi dell’alcol, e quello di una dama bianca che secondo la tradizione è Janet Douglas, Lady Glamis, una donna bruciata viva nel 1532 con l’accusa di stregoneria perché invisa a Re Giacomo V. Il suo figlioletto venne costretto a guardarne l’esecuzione.

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