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Obiettore di coscienza in sanità: cos'è?

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Per personali convinzioni, qualunque cittadino può essere un obiettore di coscienza, cioè può rifiutare un dovere civico. Anche nel settore della sanità. Obiettore di coscienza è colui che si rifiuta di ottemperare ad un dovere civico, la cui sussistenza è sancita dall'ordinamento giuridico n...

Per personali convinzioni, qualunque cittadino può essere un obiettore di coscienza, cioè può rifiutare un dovere civico. Anche nel settore della sanità.

Obiettore di coscienza è colui che si rifiuta di ottemperare ad un dovere civico, la cui sussistenza è sancita dall’ordinamento giuridico nazionale, invocando personali convinzioni di carattere etico, morale oppure religioso. L’esempio più noto è quello che riguardava i giovani chiamati in passato ad assolvere l’obbligo di leva: a costoro, per legge, si riservava la possibilità di scegliere se fare il servizio militare oppure quello civile in base, semplificando, alla disponibilità a imbracciare armi in un contesto di guerra.

Il diritto all’obiezione di coscienza esiste, in Italia, dal 1972 (Legge 772 del 15 dicembre 1972), con un perfezionamento / completamento risalente al 1998 (Legge 230 dell’8 luglio a998). Se in passato tale diritto è stato esercitato soprattutto per rifiutare l’obbligo di leva, oggi si contano obiettori di coscienza anche in altri ambiti, uno dei quali è quello della sanità.

Cos’è un obiettore di coscienza in sanità

Obiettore di coscienza in sanità è l’operatore dell’ambito sanitario che rifiuta di ottemperare a specifici doveri derivanti dalla propria posizione professionale per ragioni etiche, morali o religiose. Un esempio spesso citato è quello relativo al rifiuto di effettuare o partecipare alla sperimentazione sugli animali. Un altro è quello relativo al rifiuto di praticare l’aborto.

Di obiezione di coscienza in sanità si è di recente parlato in merito al caso di V. Milluzzo, la donna incinta di due gemelli di 5 mesi deceduta presso l’ospedale Cannizzaro di Catania. I parenti della donna hanno accusato il medico di non essere intervenuto in modo tempestivo perché, obiettore di coscienza, non avrebbe voluto far espellere uno dei due gemelli in quanto ancora in vita, causando in tal modo la morte della madre.

Tale ricostruzione è stata smentita dal professor Paolo Scollo, primario del reparto del Cannizzaro dove ha avuto luogo la vicenda. In un’intervista al Corriere, il prof Scollo ha confermato che il medico interessato è un obiettore di coscienza, ma solo per quanto riguarda le richieste di aborto, aggiungendo che questi, nell’occasione, non si sarebbe affatto rifiutato di intervenire, ma avrebbe anzi indotto l’espulsione del secondo feto. Sul caso sono al momento al lavoro gli inquirenti.