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Abbigliamento, Confesercenti lancia l'allarme: "Temperature più alte condizionano vendita di vestiti invernali"

Abbigliamento allarme Confesercenti

Le temperature più alte del normale si stanno rivelando un problema per il settore dell'abbigliamento. L'allarme è stato lanciato da Confesercenti.

Il periodo autunnale è arrivato eppure le temperature superiori alla media hanno complicato le cose, specie per chi è alle prese con la vendita degli abiti della collezione autunno-vendita, un problema questo che rischia di mettere a dura prova l’intero settore dell’abbigliamento. A lanciare l’allarme è il presidente nazionale di Fismo Confesercenti, Benny Campobasso che in una nota pubblicata sul sito ufficiale ha lanciato un appello, chiedendo che i saldi vengano spostati.

Abbigliamento, Confesercenti lancia l’allarme: “Saldi invernali vengano spostati di un mese”

Campobasso ha evidenziato che le temperature anomale vanno a sommarsi ad un altro fattore non indifferente che ha condizionato gli acquisti delle famiglie, vale a dire il caro-vita. A tale proposito ha aggiunto: “Il cambiamento climatico aggiunge un nuovo elemento di difficoltà per i negozi di moda: le vendite di capi, calzature e accessori autunno-inverno sono in netto calo in tutti i territori, con punte fino al -20% rispetto allo scorso anno”.

Ha poi proseguito osservando che è necessario “compensarne gli effetti facendo slittare di un mese la data di inizio dei saldi invernali. Così si darebbe modo alle imprese, fortemente penalizzate dalle scarse vendite di questo inizio d’autunno, di recuperare parte dei profitti. Con i saldi fissati ad inizio gennaio, non c’è tempo per commercializzare le merci a prezzo pieno”.

“Negozi di vicinato sfavoriti”

Non ultimo il presidente nazionale di Fismo Confesercenti ha dichiarato che ad essere sfavoriti sono in particolare “i negozi di vicinato, rispetto alla grande distribuzione e, soprattutto, alle piattaforme eCommerce, che hanno le economie di scala per permettersi di vendere a prezzi molto competitivi, potendo contare su ridotti costi in fatto di personale e di infrastrutture e sulla mancanza di un regime fiscale uniforme tra il commercio fisico e quello on line”.