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Aggressione contro un tassista a Milano: gli stacca un orecchio

Aggressione

Martedì mattina, a Milano, in via Lepetit, nei pressi della stazione centrale, si è verificata un'aggressione ad opera di Antonio Bini, body builder, nei confronti di un tassista, a seguito di una lite, staccandogli a morsi il lobo dell'orecchio. La vicenda, come si può ben immaginare, è finita ...

Martedì mattina, a Milano, in via Lepetit, nei pressi della stazione centrale, si è verificata un’aggressione ad opera di Antonio Bini, body builder, nei confronti di un tassista, a seguito di una lite, staccandogli a morsi il lobo dell’orecchio. La vicenda, come si può ben immaginare, è finita in tribunale, dove il giudice Anna Maria Gerli ha disposto una misura cautelare per il culturista, a causa di lesioni aggravate. Le telecamere di sorveglianza hanno documentato tutta la scena e questo è stato di fondamentale importanza per gli inquirenti al fine di ricostruire fedelmente le dinamiche degli eventi. Bini, nonostante l’evidenza, continua ad affermare la sua innocenza, e afferma durante l’udienza per convalidare il fermo con arresti domiciliari: “Non l’ho morso all’orecchio, forse gli si è staccato urtando contro un vaso o contro il marciapiede”. Il tassista, però non è di stesso avviso, è giunto in ospedale con fratture multiple a naso e clavicola, inoltre il lobo era staccato, ma con un intervento immediato, i medici sono stati in grado di riattaccarlo.

Body builder in preda all’ira

Antonio Bini, il 29enne, dalla forte prestanza fisica, impiegato di un hotel a pochi passi dal luogo nel quale ha avuto luogo l’aggressione, viene dipinto dalle immagini delle telecamere come un assalitore impetuoso e fortemente arrabbiato verso la vittima 49enne, ma davanti al giudice, durante l’udienza, si difende allo strenuo e mostra persino il suo dito, che egli sostiene sia stato lesionato dal tassista.

Le cause dell’aggressione

Dalle riprese non sono tuttora chiare le cause dell’aggressione che ha portato entrambi gli uomini in ospedale, con lesioni più o meno gravi. Tuttavia è evidente la rilevanza dell’evento e ciò che sconvolge maggiormente è la presunta futilità dei motivi: probabilmente legati alla viabilità. In più, il Bini afferma di essere stato provocato molteplici volte con frasi del tipo “picchiami picchiami, tanto io sono del mestiere”, pronunciate in quel parcheggio milanese, a conferma della natura facinorosa del personaggio.

Familiari e amici

Molti erano i sostenitori di Bini, sia durante sia al termine dell’udienza: le parole della fidanzata sono le seguenti: “Lo dipingete per il mostro che non è”. La ragazza in lacrime appare convincente e davvero sicura della sua affermazione: il suo fidanzato non è così come viene dipinto, e forse ha ragione, ma le ossa rotte della vittima non sembrano essere d’accordo con ciò che la giovane sostiene.

Anche gli amici supportano il culturista: tutta la sua compagnia parla in questo modo ai giornalisti “non è l’animale che state descrivendo”. Tutte le persone più care e che stanno accanto ad Antonio Bini sono convinte della sua innocenza e del fatto che ci sia molto di più da scoprire riguardo le vicende di quella notte, molto di più da approfondire per ottenere la verità. Ad ogni modo, il giudice ha deciso di rimandare l’udienza al giorno 5 dicembre per approfondire. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un caso che divide l’opinione pubblica, tra un personaggio noto alle “cronache” e la classica vittima del caso, nel posto sbagliato al momento sbagliato.