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Alessia Pifferi e la testimonianza shock sul battesimo: limousine, uomini a pagamento e bella vita

Alessia Pifferi

Alessia Pifferi sbugiardata dal poliziotto: si dava alla bella vita e agli uomini a pagamento, mentre la piccola Diana moriva di fame.

Diana era sola in casa e la madre usciva in limousine da 500 euro a sera”. Diana è la povera piccola di 18 mesi che morì di stenti in culla, l’estate scorsa. A bordo della limousine ci andava Alessia Pifferi, accusata di omicidio volontario e pluriaggravato. La testimonianza agghiacciante è invece del capo della squadra mobile Marco Calì, che in tribunale ha fornito nuovi particolari sullo stile di vita di Alessia, e delle bugie sul battesimo della bambina.

Alessia Pifferi, un testimone svela le menzogne sul battesimo

A un anno dalla morte che indignò l’Italia intera, quella di Diana, morta di stenti a nemmeno un anno e mezzo di vita, si riaprono le aule del tribunale di Milano per una udienza che confermerebbe le menzogne di Alessia Pifferi, 38 anni e madre della piccola.

Il capo della squadra mobile Marco Calì è stato chiamato a testimoniare e ha svelato dettagli che aggravano ulteriormente la posizione della donna, smontando l’impianto difensivo.

Alessia Pifferi diceva di non aver i soldi per festeggiare il battesimo di Diana mentre conduceva una vita agiata e ben oltre le possibilità economiche dichiarate.

La dolce vita di Alessia Pifferi

Calì parla di centinaia di euro che la Pifferi avrebbe speso per viaggi in taxi, per raggiungere il suo compagno. Avrebbe persino noleggiato una limousine di lusso da oltre 500 euro per la sua dolce vita, e incontri a pagamento con uomini.

Nel frattempo la piccola neonata restava chiusa in casa. Lì, dimenticata come fosse un ostacolo alla sua condotta epicurea di madre dedita ai vizi e alla bella vita. Così appare Alessia dai particolari resi in aula da Marco Calì ai pm Rosaria Stagnaro e Francesco De Tomasi.

Limousine di lusso, incontri con uomini a pagamento e la figlia a morire di fame

Gli investigatori hanno ricostruito i movimenti della donna da via Parea a Milano a Leffe, dove risiedeva il compagno di Alessia. Tra il 14 e il 20 luglio la Pifferi si è spostata varie volte, sborsando fino a 300 euro a volta per raggiungere la provincia di Bergamo.

Una volta ha speso 536 euro per una limousine dicendo alla sua amica che il mezzo di lusso serviva per festeggiare il battesimo della figlioletta. Inutile dire che quel battesimo non c’è mai stato. Alessia stava rientrando a Milano, da Leffe, in viaggio vip e confortevole.

Conduceva “un tenore di vita molto superiore alle sue reali possibilità, tant’è che dall’esame del telefonino e delle chat presenti, è emerso che per potersi permettere questo stile di vita, la donna incontrava spesso uomini facendosi pagare”, incalza Calì davanti ai pm visibilmente scossi.

Diana era supina, mani e bocca nere. In casa niente cibo, solo abiti da sera”. L’amarezza nelle parole del dirigente della mobile milanese. Così è stata ritrovata la piccola, morta di fame e abbandonata, nell’abitazione di via Parea, mentre la mamma si dava alla bella vita.