L’avvistamento di droni cinesi nei pressi di Taiwan ha spinto Tokyo a reagire prontamente, facendo decollare i propri caccia in una chiara risposta alle minacce percepite nello spazio aereo. L’episodio evidenzia come la sorveglianza e la difesa attiva siano diventate centrali nella gestione delle tensioni nell’Asia-Pacifico.
Tensioni diplomatiche tra Tokyo e Pechino
Le tensioni tra Giappone e Cina hanno assunto anche un acuto profilo diplomatico. In vista del vertice G20 in Sudafrica, la Cina ha chiarito che il premier Li Qiang non incontrerà la prima ministra giapponese Sanae Takaichi, confermando lo stato di attrito tra i due Paesi. Il governo cinese ha ribadito su X che Taiwan “appartiene alla Cina” e che qualsiasi intervento militare giapponese nell’area sarebbe considerato un atto di aggressione, a cui Pechino risponderebbe fermamente.
Le dichiarazioni della premier Takaichi, secondo cui un attacco cinese a Taiwan potrebbe configurare una “situazione di minaccia alla sopravvivenza” del Giappone, hanno scatenato dure reazioni da Pechino, che definisce Taiwan parte “sacra” e “inalienabile” del proprio territorio. Anche il presidente taiwanese William Lai ha preso posizione, affermando che la Cina ha avuto un impatto “grave” sulla pace regionale e invitando Pechino a “mostrare moderazione, ad agire come una grande potenza e a non diventare il fomentatore di disordini” nell’Asia-Pacifico, dove la stabilità è “gravemente compromessa”.
La situazione riflette la peggiore crisi diplomatica tra Tokyo e Pechino degli ultimi dieci anni, accentuata dalla continua rivalità sulle isole contese e dalla retorica militare attorno a Taiwan.
Allarme droni cinesi a Taiwan, la risposta di Tokyo è con i caccia
Il 15 novembre il Giappone ha ordinato il decollo dei propri caccia militari in risposta al sospetto avvistamento di un drone di origine cinese nei pressi di Taiwan. Secondo il ministero della Difesa su X, “un veicolo aereo senza pilota, ritenuto di origine cinese, è stato confermato in volo tra l’isola di Yonaguni e Taiwan”, il punto più meridionale dell’arcipelago giapponese.
La Japan Air Self-Defense Force ha seguito i protocolli previsti per eventuali violazioni dello spazio aereo, dimostrando la prontezza militare nipponica di fronte a possibili minacce. L’episodio segue un periodo di intensa attività militare cinese intorno all’isola, con un numero record di 153 velivoli rilevati dal ministero della Difesa di Taipei in un solo giorno.
In risposta, il Giappone sta valutando un maggior impiego dei droni MQ-9B SeaGuardian per rafforzare la sorveglianza, riducendo la necessità di frequenti sortite dei caccia tradizionali. Come sottolineato dal vice capo di Gabinetto giapponese Kazuhiro Aoki, le manovre cinesi rappresentano “un disturbo alla pace e alla stabilità regionale” e una minaccia alla sicurezza dello spazio aereo e alla libertà di navigazione.