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Charlie Gard, i medici si arrendono: staccano la spina al bimbo di 10 mesi

Charlie Gard

La corte europea dei diritti umani ha deciso che i medici inglesi potranno staccare la spina che tiene in vita Charlie Gard, bimbo di 10 mesi colpito da una rara malattia genetica.

Aveva diviso l’opinione pubblica inglese il caso del piccolo Charlie Gard, nato con una rara malattia genetica che lo costringeva a rimanere attaccato ad un respiratore per poter continuare a vivere. La corte europea dei diritti umani ha stabilito che oggi si staccherà la spina, contro il volere dei genitori.

La vicenda del piccolo Charlie

La situazione di Charlie Gard era grave: il bimbo non poteva respirare in modo autonomo e soprattutto, a causa di importanti danni cerebrali, non era in grado di sentire e parlare. Nonostante ciò, la famiglia di Charlie ha voluto combattere fino all’ultimo, contro il parere dei medici che invece avevano dichiarato la morte cerebrale del piccolo e che intendevano staccare la spina.

La decisione definitiva è arrivata dalla corte europea dei diritti umani, che ha scelto di non far più soffrire Charlie e ha dato il permesso ai medici inglesi sospendere le procedure che tenevano in vita il bambino da 10 ben mesi.

La mamma di Charlie, Connie Yates, riguardo la decisione sul destino del proprio figlio, ha dichiarato «abbiamo promesso ogni giorno al nostro bimbo che lo avremmo riportato indietro […] . Volevamo fargli il bagnetto, metterlo nella culla in cui non ha mai potuto dormire, ma ce lo hanno negato. Sappiamo che nostro figlio morirà ma non abbiamo voce in capitolo su come accadrà».

Entrambi i genitori si sono poi espressi così su Facebook, dove hanno lasciato un messaggio toccante «non ci hanno permesso di scegliere se far vivere nostro figlio e non ci hanno permesso di scegliere dove o quando morirà».

La battaglia legale della famiglia

La famiglia di Charlie Gard aveva intrapreso una dura battaglia legale per far prevalere la propria volontà di tenere in vita il proprio bimbo. Un percorso tutto in salita tra una serie di sentenze nei tribunali britannici, le quali avevano dato ragione ai genitori di Charlie. I due avevano inoltre pianificato di portare Charlie negli Stati Uniti per sottoporlo ad una cura sperimentale, ma a loro non è stato dato nemmeno il tempo di tentare.

La madre aggiunge poi «li abbiamo pregati di concederci il weekend. Amici e parenti volevano venire a vedere Charlie per l’ultima volta. Ma non c’è tempo neppure per questo. I dottori ci avevano detto che non si sarebbero affrettati a spegnere il ventilatore. Ma ci stanno mettendo fretta: non solo non siamo autorizzati a portare nostro figlio in un altro ospedale per salvargli la vita, ma non possiamo neppure scegliere come e quando morirà».