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Combine e plusvalenze: Parma e Chievo restano in Serie A

Campedelli Chievo

Per gli emiliani 5 punti di penalizzazione da scontare nel prossimo campionato; impossibile la sentenza ai veronesi per un vizio procedurale.

Il caos che si preparava a colpire il calcio italiano si è infine concluso con molti meno danni di quanto ci si aspettasse. Dopo il Parma, punito con cinque punti di penalizzazione da scontare nella prossima stagione di Serie A per il caso della tentata combine, anche il Chievo è riuscito a evitare l’incubo della retrocessione in Serie B, come aveva invece richiesto la Procura federale. Per quanto riguarda i clivensi, ad assicurare la permanenza nella massima categoria è stato di fatto un vizio procedurale: stando a quanto emesso dai giudici di primo grado, il presidente della squadra veronese Campedelli avrebbe dovuto essere ascoltato dagli inquirenti prima del processo, ma la convocazione non gli è mai arrivata. Il Chievo era stato accusato di plusvalenze fittizie di alcuni giovani calciatori messe a bilancio con la collaborazione del Cesena, club recentemente fallito e che dovrà scontare 15 punti di penalizzazione nella prossima stagione da applicare nel momento in cui riuscisse a iscriversi a un campionato (la Serie D).

Parma e Chievo, niente retrocessione

Le accuse della Procura federale, che aveva richiesto la retrocessione per Parma e Chievo, per due motivi differenti, sembravano preannunciare una nuova bufera pronta ad abbattersi sul calcio italiano.

Tuttavia, le sentenze di primo grado emesse dal Tribunale federale tra lunedì 23 e mercoledì 25 luglio hanno di fatto graziato entrambe le società: il primo a ricevere il verdetto è stato il Parma, coinvolto nel caso di tentata combine riguardante alcuni messaggi mandati da Emanuele Calaiò ad alcuni ex compagni dello Spezia, squadra che gli emiliani sfidavano nell’ultima giornata della Serie B 2017/18, in un match decisivo per la promozione (poi ottenuta).

Il Parma ha dunque evitato la richiesta iniziale di due punti di penalizzazione applicati allo scorso campionato, che avrebbero così cancellato la promozione dei gialloblù. Al contrario, i giudici hanno optato per cinque punti di penalizzazione che saranno scontati nella prossima Serie A. È invece di due anni la squalifica comminata a Calaiò.

Arrivata in ritardo rispetto a quella del Parma, la sentenza riguardante il Chievo lasciava presagire una situazione più delicata. I veronesi erano stati accusati di aver messo a bilancio delle plusvalenze fittizie insieme al Cesena: diversi giovani erano passati da una all’altra squadra con valori apparentemente gonfiati, prima di essere poi mandati a giocare in club minori.

La richiesta della Procura federale verso il Chievo era di 15 punti di penalizzazione nella Serie A 2017/18, punizione che avrebbe sancito la retrocessione del club. Tuttavia, il tribunale della FIGC ha dichiarato l’improcedibilità nei confronti della società veneta, il tutto dovuto a un vizio procedurale.

Secondo quanto stabilito infatti dai giudici di primo grado, il presidente del club Luca Campedelli avrebbe dovuto essere ascoltato dagli inquirenti prima che il processo si svolgesse, ma il 49enne non ha mai ricevuto la convocazione, fatto che ha reso impossibile l’accoglimento delle richieste della Procura.

Gli atti sono stati quindi restituiti alla Procura federale, che ora dovrà decidere se andare in appello o ricominciare il procedimento da zero. Nel frattempo il Cesena, altra parte in causa nella vicenda, è stato punito con 15 punti di penalizzazione nel 2018/19, pena che sarà effettiva solamente se il club, che è recentemente fallito, riuscirà a iscriversi in Serie D.