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Fake news su X riguardo Israele-Hamas: rimosse migliaia di post

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Organizzazioni e media pubblici segnalano false notizie e immagini che circolano su X riguardo al conflitto in corso in Israele: ecco i prodotti più assurdi della disinformazione

Intorno al conflitto, fuori dalla verità. L’attacco di Hamas contro Israele dello scorso 7 ottobre ha innescato una bomba a orologeria nei sistemi di informazione, che da subito hanno iniziato a diffondere, tra le altre, notizie e immagini del tutto fuorvianti rispetto al reale stato dei fatti. Prima scelta del ‘mercato nero’ è stata X di Elon Musk. Sembra proprio che l’ex Twitter sia stato il canale preferito dalla disinformazione: «Siamo stati costretti a rimuovere migliaia di post», riferisce la Ceo, Linda Yaccarino.

Conflitto Israele-Hamas: quantità di fake news senza precedenti

Se è vero che non è la prima volta che l’informazione su un evento mondiale viene macchiata da fake news che in tempo reale corrono sui social, la quantità e la rapidità con cui le notizie false sul conflitto tra Israele e Hamas sono state diffuse online non hanno precedenti. «Per molte ragioni non ho mai fatto tanta fatica a occuparmi di una crisi qui sopra. […] I link credibili ora sono foto. Le testate sul campo faticano a raggiungere il pubblico senza una costosa spunta blu. Gli idioti xenofobi sono promossi dall’amministratore delegato della piattaforma», scrive su X Justin Peden, ricercatore Osint dell’Alabama.

L’affidabilità delle spunte blu

Nel 2021 Peden ha raccontato il maxi attacco a Gaza e allora le fonti nel suo feed erano persone sul campo o agenzie di stampa credibili. Stavolta, invece, trovare su X contenuti verificati o fonti primarie è stato impossibile: «È diventato incredibilmente difficile trovare persone che vivono in Palestina o nel sud di Israele», confida il ricercatore alla rivista Wired. «È stato incredibilmente difficile trovare le loro informazioni preliminari e condividere i loro video e le loro foto. Si è creata questa tempesta perfetta in cui le fonti preliminari sul campo non vengono amplificate, soprattutto quelle che magari non parlano inglese, che rappresentano la grande maggioranza degli utenti in quell’area», aggiunge spiegando che esiste un algoritmo che promuove gli utenti disposti a pagare otto dollari al mese per un abbonamento premium, i cui post finiscono in cima ai feed di chi cerca notizie sul conflitto in corso.

L’immagine di Cristiano Ronaldo con la bandiera palestinese

Se dunque gli utenti di X pensavano di leggere informazioni realmente verificate, gli stessi hanno finito per ritrovarsi sotto agli occhi video tratti da videogiochi spacciati per filmati di un attacco di Hamas e, ugualmente, immagini di festeggiamenti con fuochi d’artificio in Algeria spacciate per offensive israeliane contro Hamas. Ultima, non di certo per fantasia, l’immagine di Cristiano Ronaldo con in mano una bandiera palestinese.