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Conte: "Per cambiare la Costituzione serve un patto con Letta, ma anche con Berlusconi"

Conte patto Letta Berlusconi

Conte si dichiara aperto ad un patto con Letta e Berlusconi sulla manovra e auspica un lavoro congiunto con le opposizioni.

Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha rilasciato un’intervista a La Stampa nella quale ha risposto in maniera favorevole alla proposta lanciata dal segretario del Pd Enrico Letta affinchè possa verificarsi un patto anche Silvio Berlusconi e Forza Italia per la manovra di Bilancio.

Conte pronto al patto con Letta e Berlusconi

“Ritengo senz’altro opportuno un incontro con gli altri leader per assicurare un percorso più spedito alla legge di Bilancio – ha detto l’ex Presidente del Consiglio – ma suggerisco di far sedere al tavolo anche i capigruppo. Non vorrei che un incontro del genere venisse percepito come lesivo delle prerogative del Parlamento a cui adesso spetta il compito di approvare la manovra”.

Conte sul patto con Letta e Berlusconi

È lo stesso Conte a sottolineare poi come, nell’ottica del confronto, sia importante includere nel processo che guarda alle riforme costituzionali anche le forze d’opposizione. “Non c’è nulla di più prioritario per il futuro del Paese – ha specificato il leader del M5s – che mettere i governi in condizione di poter programmare un piano di riforme necessario a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Il sistema così com’è non va”. Per l’ex Presidente del Consiglio solo in questo modo si potrà risolvere il problema dell’instabilità dei governi causata da “piccoli partitini”, elemento questo che per Conte metterebbe l’Italia in una condizione di svantaggio a livello internazionale.

Il patto tra Conte, Letta e Berlusconi

L’appelo di Conte si rivolge a Berlusconi, ma anche a Matteo Renzi, colui che con il suo partito dai ridotti numeri in Parlmento ha fatto cadere proprio il Conte bis. “Ci aspettiamo che trovi il tempo, tra un viaggio di affari e l’altro, per rispondere alle 13 domande – ha detto il leader del M5s – dalla sfiducia costruttiva alla fiducia a camere unificate, dalla possibilità del premier di sostituire i singoli ministri alla modifica dei regolamenti parlamentari in modo da rendere poco conveniente il passaggio dall’uno all’altro gruppo”.