La vicenda che intreccia Corona, Signorini e il Codacons si è rapidamente trasformata da polemica mediatica a caso di interesse istituzionale. Le dichiarazioni di Fabrizio Corona sui presunti retroscena dei casting del Grande Fratello Vip hanno posto sotto i riflettori il conduttore del programma e spinto l’associazione dei consumatori a intervenire, chiedendo accertamenti e chiarezza su eventuali irregolarità nel sistema televisivo.
Bufera mediatica dopo le accuse di Fabrizio Corona
Il caso che coinvolge Alfonso Signorini e Fabrizio Corona sembra tutt’altro che concluso. Tutto ha avuto origine dalle dichiarazioni rilasciate dall’ex paparazzo nel podcast Falsissimo, dove ha parlato di presunti retroscena legati ai casting del Grande Fratello Vip. Accuse pesanti che hanno acceso un dibattito pubblico. Signorini ha reagito querelando Corona, mentre quest’ultimo è stato ascoltato dalla Procura di Milano nell’ambito di un’indagine che include anche l’ipotesi di revenge porn.
Nel frattempo, l’eco mediatica non si è attenuata: Corona ha sostenuto che, oltre ai casi già noti, ci sarebbero “oltre cento testimonianze” di giovani pronti a raccontare esperienze analoghe, affermazioni che restano, allo stato attuale, dichiarazioni di parte al vaglio degli inquirenti.
Corona e il ‘Sistema Signorini’: l’intervento e la richiesta urgente del Codacons
Come riportato in una nota sul sito ufficiale, a rendere il quadro ancora più complesso è arrivato l’intervento del Codacons, che insieme all’Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi (Assourt) ha presentato un esposto formale alla Procura di Milano, all’Agcom e al Garante per la Privacy.
L’obiettivo dichiarato è “fare chiarezza sulle notizie emerse nelle ultime ore”, nell’interesse degli utenti e della correttezza del sistema radiotelevisivo. Nell’atto si fa riferimento a presunti “meccanismi opachi nei processi di casting”, chiedendo verifiche su possibili irregolarità nella selezione dei concorrenti del reality di Canale 5.
In particolare, le associazioni sollecitano accertamenti su “un possibile abuso di posizione o di relazioni di potere”, sulla “potenziale lesione della libertà di autodeterminazione delle persone coinvolte” e su eventuali condotte che, “ove confermate, potrebbero astrattamente evocare profili di rilievo penale”. Viene inoltre sottolineata la “necessità di verificare se le procedure di casting adottate prevedano presidi organizzativi adeguati, separazione tra canali personali e istituzionali, tracciabilità delle comunicazioni e piena consapevolezza degli interessati”, richiamando i principi di trasparenza, lealtà e responsabilità editoriale previsti dalla normativa vigente.