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Donna contesta Salvini sui social, licenziata dal sindaco

Donna contesta Salvini sui social, licenziata dal sindaco

La bibliotecaria Alessia Moricci è stata licenziata dal sindaco di Ladispoli per aver contestato sui social i post del Ministro Matteo Salvini.

Licenziata per aver contestato Matteo Salvini. Alessia Moricci ha ricevuto la revoca del contratto di lavoro in qualità di bibliotecaria direttamente dal sindaco di Ladispoli, Alessandro Grando. Il primo cittadino del comune della città metropolitana di Roma, ha fatto sapere con lettera formale le motivazioni a monte del licenziamento. Nero su bianco, il sindaco avrebbe scritto di un progressivo calo della fiducia in merito al suo lavoro. Eppure, riferisce Terzobinario, fonti accreditate avrebbero confermato che il motivo del licenziamento sia nato dalle contestazioni della donna ai post pubblicati sui social dal Ministro dell’interno.

Licenziata

“Un progressivo affievolimento del rapporto di fiducia“. Le parole del sindaco non lascerebbero dubbi. Alessia Morici, impiegata bibliotecaria del comune di Ladispoli da diversi anni, secondo il primo cittadino, non sarebbe più in grado di svolgere il proprio lavoro. Nella lettera formale, Alessandro Grando ha specificato come la bibliotecaria non sia in grado, a suo modo di vedere, di portare a termine gli “obiettivi contenuti nel programma di mandato”.

Eppure, fonti accreditate hanno riferito al sito di Terzobinario che i motivi alla base del licenziamento non sono legati al corretto svolgimento delle mansioni di lavoro. Infatti, Alessia Moricci era stata confermata nuovamente dall’assessore della Cultura Marco Milani, che sulla vicenda non si è pronunciato. Proprio lui è stato indicato in una lettera di ringraziamento da parte della Moricci ai colleghi, al contrario del sindaco. Un fatto che – secondo Terzobinario – potrebbe aprire a una nuova ipotesi. Quella per cui il sindaco avrebbe licenziato la donna di sua esclusiva iniziativa, comunicandolo in un secondo momento all’assessore.

La difesa del sindaco

Il sindaco nega le motivazioni politiche. Chiamato in causa sulla vicenda della bibliotecaria, Alessandro Grando ha confermato le motivazioni di natura lavorativa. Nessun dubbio, quindi? Non proprio. Alla domanda di Terzobinario su cosa sia successo sul posto di lavoro, il primo cittadino non risponde, trincerandosi sulla giustificazione di una valutazione interna al suo staff: “Quello che lei mi chiede rimane una valutazione che ho fatto io insieme all’assessore Milani e al personale e rimangono valutazioni interne agli uffici cioè che non devono essere specificate”.