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Martina Ciontoli all'esame: "Mi metta 28, mi è morto il fidanzato"

marco vannini

Martina Ciontoli si è presentata all'esame di 'Cure intensive e pronto soccorso' e, non soddisfatta, ha cercato di convincere il prof ad alzarlo.

A pochi giorni dall’omicidio del fidanzato, Marco Vannini, Martina Ciontoli, indagata per omissione di soccorso, si è presentata presso la sua università per sostenere l’esame di ‘Cure intensive e pronto soccorso’. Dopo aver conseguito un risultato di 24 su 30, ha chiesto al professore: “Mi metta ventotto. Sa, non ho potuto prepararmi come avrei voluto. Non li legge i giornali? Sono quella a cui è morto il fidanzato“.

L’omicidio

Correva il 17 maggio 2015 e Marco Vannini si trovava nell’abitazione della sua fidanzata, Martina Ciontoli, di Ladispoli, piccolo comune nel laziale. Il ragazzo fu colpito da un colpo di pistola che gli costò la vita. Le dinamiche effettive dell’omicidio non sono mai state chiarite. Quello che le forze dell’ordine sono riuscite a capire è che a sparare fu Antonio Ciontoli, padre della fidanzata del giovane.

Marco fu ferito ad un polmone ed al cuore. L’arrivo in ospedale è avvenuto solo due ore dopo lo sparo e questo ritardo gli è probabilmente costato la vita. Infatti, l’ambulanza e i soccorsi sono stati chiamati molto tardi e senza che venisse indicato il motivo vero e proprio della ferita subita dal ragazzo. Agli operatori del 118, infatti, fu semplicemente detto che la vittima era caduta in casa e che successivamente un pettine l’aveva ferito.

Il caso

Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina Militare presso i Servizi Segreti, fu condannato al processo di primo grado a 14 anni di reclusione per omicidio volontario. Non solo l’uomo, ma anche la mogli e i figli furono trovati colpevoli di omicidio colposo e condannati a 3 anni di reclusione. Il 29 gennaio 2019, però, la Corte d’assise d’appello ha ribaltato la sentenza diminuendo la condanna a soli 5 anni.