> > Sentenza shock, uccide moglie: concesso attenuante della "delusione"

Sentenza shock, uccide moglie: concesso attenuante della "delusione"

uccide moglie per delusione

Shock a Genova. Secondo il giudice ha agito "mosso da un sentimento di rabbia e delusione". Pena ridotta da 30 a 16 anni.

Il pm aveva chiesto 30 anni per un uomo che aveva ucciso la compagna colpendola con diverse coltellate al petto dopo aver scoperto che non aveva lasciato l’amante. Sarebbero però state concesse dal giudice alcune attenuanti, con le quali l’uomo è riuscito ad ottenere una condanna a 16 anni. Nella motivazione della sentenza di legge che l’uomo ha colpito perché mosso “da un misto di rabbia e di disperazione, profonda delusione e risentimento”. La storia arriva da Genova, ma la sentenza richiama il caso di Bologna.

Mosso da delusione

La sentenza insomma, chiarisce che una delle attenuanti concesse all’uomo sarebbe in sostanza la delusione. Si legge infatti che il marito “ha agito sotto la spinta di uno stato d’animo molto intenso, non pretestuoso, né umanamente del tutto incomprensibile”. E ancora: “Non ha agito sotto la spinta di un moto di gelosia fine a sé stesso, per l’incapacità di accettare che la moglie potesse preferirgli un altro uomo, ma come reazione al comportamento della donna, del tutto contraddittorio, che lo ha illuso e disilluso allo stesso tempo”. Ad alleggerire la pena avrebbe inoltre contribuito il rito abbreviato.

“Torna il delitto d’onore”

Il commento dell’avvocato della parte civile è stato durissimo: “Con questa motivazione è stato riesumato il delitto d’onore. Ormai assistiamo a un orientamento più culturale che giuridico, gli omicidi a sfondo passionale sono inseriti in un circuito di tempesta emotiva. Ma quali omicidi di questo tipo non avvengono in uno stato emotivo di questo genere?”. Familiari e parti civili non possono impugnare la sentenza, e al momento non sarebbero arrivati ricorsi dalla procura. “Le nostre richieste economiche come parte civile sono state accolte – ha proseguito il legale – ma l’imputato non potrà risarcire neanche un euro. In più ci tolgono anche linfa per produrre un appello perché l’accoglimento integrale ci preclude la possibilità di impugnare non avendo titolo giuridico per farlo. Ho sollecitato anche il pm. Il termine scade il 21 marzo, ma lui stesso, su istanza della difesa, ha già comunicato che non impugnerà“.

“Nessuna attenuante andrebbe riconosciuta”

“Nei femminicidi non andrebbe riconosciuta nessuna attenuante – ha commentato Francesca Chiavacci, presidente nazionale dell’Arci -. Preoccupa l’orientamento di alcuni Tribunali che hanno dato pene ridotte riconoscendo motivi emotivi in chi ha ucciso. Il numero di femminicidi in Italia è rimasto pressoché invariato nonostante gli omicidi in assoluto siano diminuiti. L’emergenza è che si sta affermando un modello più culturale che giudiziario che fa sì che l’uomo si senta legittimato a
uccidere quando qualcosa va storto. Purtroppo – conclude – simili sentenza alimentano questo schema che condanna tutte le donne”.