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Delitto di Garlasco, Alberto Stasi centralinista in carcere

alberto stasi

Era il 2007 quando Alberto Stasi uccise Chiara Poggi. Oggi lavora in carcere come centralinista per mille euro al mese.

Era il 13 agosto 2007 quando Chiara Poggi, 26enne laureata in Economia, è stata uccisa all’interno della propria abitazione a Garlasco, in provincia di Pavia. A ritrovare il cadavere è stato il fidanzato, Alberto Stasi che fu anche l’ultimo ad aver visto viva la giovane. Sin dalle prime indagini, quest’ultimo è stato il principale indiziato. L’opinione pubblica lo ha da subito condannato a causa del suo comportamento freddo e distaccato e per la lucidità con la quale si è mostrato nei momenti immediatamente successivi al ritrovamento del corpo.

Stasi condannato a 16 anni

Tutti gli indizi presenti sulla scena del crimini portavano alla colpevolezza di Stasi. Il giovane fu infatti considerato innocente solo in primo grado, per essere poi condannato a 16 anni di reclusione. Il 12 dicembre 2015 la Cassazione ha confermato la condanna, e da quel giorno Stasi è detenuto nel carcere di Bollate. Proprio all’interno del carcere il giovane ha iniziato a costruirsi una nuova vita, iniziando a lavorare come centralinista per una compagnia telefonica per 1000 euro al mese. Nonostante ciò, Stasi continua a rifiutarsi di risarcire la famiglia di Chiara. Il tribunale aveva infatti stabilito un risarcimento di un milione di euro, cifra che Stasi non ha mai iniziato a pagare.

“Giusto che i detenuti lavorino e che vengano pagati, ma è anche giusto risarcire le vittime – ha detto l’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni -. Nessuno ci ha detto nulla anche se siamo sicuri che lavora e guadagna 1000 euro al mese. Cercheremo di capire perché il carcere non ci ha avvisati e se parte del suo stipendio viene trattenuto per il risarcimento delle vittime e il pagamento delle spese processuali, come prevede la legge”.

La ricostruzione

Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, fu la stessa Chiara ad aprire la porta al suo assassino. La giovane era sola a casa mentre i genitori e il fratello erano in vacanza. La ragazza fu uccisa con qualcosa che le ha sfondato la testa per poi essere buttata giù dalle scale che portano in cantina. Fu proprio lì che Stasi, che ancora oggi si professa innocente, trovò il corpo per poi avvertire il 118.